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San Giorgio ci insegna che ciascun uomo è soldato di Cristo e Poeta

Abbiamo raggiunto Paolo Velonà, uno degli autori del libro dell’anno “San Giorgio e il Drago: l’indispensabile mito” (di cui abbiamo già parlato qui su Ilcentuplo) per parlare un po’ di questa opera letteraria e per farvi venire maggiormente voglia di leggerla e diffonderla.

  1. Quattro autori, nessuno si chiama Giorgio. Come mai avete voluto parlare di San Giorgio?

   “Giorgio è il santo patrono di 21 comuni italiani tra cui Campobasso, Reggio Calabria, Ferrara e Ragusa; all’estero sono città come Mosca o Friburgo ad affidarsi alla sua protezione, per non parlare di intere nazioni come l’Inghilterra, la Georgia, la Lituania, il Portogallo e Malta. Basterebbe questo per dimostrare che Giorgio è stato e di fatto è ancora uno dei santi più importanti della cristianità. Eppure da un po’ di tempo in qua il suo mito ha smesso di brillare, colpa anche della sua squalifica a santo “facoltativo”. In un’epoca in cui prevale la posizione di San Tommaso del “se non vedo non credo”, anche l’esistenza di San Giorgio è stata messa in dubbio. In effetti le prove della sua autentica esistenza storica sono molto fragili, ma di fronte ad un mito di tale splendida potenza ha senso cercare questa o quella conferma nei documenti? Il mito non è già prova di profonda verità?”

2.Perché è indispensabile raccontare, vivere, testimoniare, onorare il mito di San Giorgio?

  “Perché è di miti che si nutre la nostra anima. Quando la cultura popolare abbandona i suoi miti, inseguendo su questa pericolosa china il pensiero tecnico scientifico, il mito non sparisce, ma passa in altre mani. Di draghi abbondano le serie tivù e i film di Hollywood e il potere politico ed economico si serve degli archetipi primordiali della nostra mente per manipolare le opinioni pubbliche di mezzo pianeta, orientandone lo stile di vita, le scelte politiche e le propensioni al consumo. Riappropriarsi degli archetipi, dei miti e della vita dei santi, significa comprendere meglio la nostra anima, il che ci rende liberi e vivi. Un giorno il parroco di Maccarese mi confidò: “io non ho dubbi sulla esistenza di San Giorgio, durante una messa ho invocato la sua santa protezione per i fedeli della mia parrocchia, e ho sentito la sua forza e la sua vicinanza”. Di quella forza, io credo, abbiamo bisogno tutti noi.”

3. Quanti San Giorgio quotidiani ci sono ancora oggi?

   “Tanti. San Giorgio, ricordiamolo, lottò contro il drago per liberare una principessa. Non lo fece come in molte favole per poi chiederne la mano e diventare sovrano. La sua fu un’azione disinteressata, un misto di coraggio e di poesia. Non dobbiamo guardare lontano, ciascun uomo è soldato di Cristo e poeta. Il drago si nasconde dentro di noi, ecco perché siamo chiamati a questa quotidiana lotta contro la superbia, l’invidia e l’egoismo. In alcune versioni del mito, è bene sottolinearlo, San Giorgio non uccide il drago, ma lo addomestica. Sono le mie preferite. Ci sono poi delle splendide rappresentazioni iconografiche, in cui è la principessa che conduce il drago al laccio. Come a dire che è solo quando l’uomo e la donna agiscono di concerto, che avviene il miracolo. Con l’amore la nostra energia primordiale si mette a disposizione del mondo, aprendoci al più profondo altruismo. “

Grazie di queste parole Paolo. Che bello! Mi sento anche io soldato di Cristo e poeta, per d ipiù mi chiamo Giorgio… forse che questo libro sta parlando proprio a me e proprio di me? Vado a leggerlo una seconda volta!

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Alla parrocchia San Giorgio di Maccarese, fatta proprio il 23 aprile scorso

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