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Diventare un super eroe

Succede che, dopo aver subito, lo scorso 17 marzo, un’operazione ad entrambe le ginocchia, durata tre ore, dopo aver tollerato la rimozione dei drenaggi dalle ferite e di un catetere spinale neanche 24 ore dopo l’intervento, dopo aver sopportato senza neppure un lamento (eccezion fatta per il dolore indipendente dalla sua volontà) 45 giorni di gessi ad entrambe le gambe, dalla punta del piede all’inguine, succede che, una bimba di quasi sei anni rientri per diritto nella categoria “super-eroi”.

Per natura sono una persona paziente ma credo che un periodo così prolungato di immobilità forzata, avrebbe messo a dura prova i miei nervi. Lei ha accettato la sua condizione senza battere ciglio. Ci credo…è stata trattata da regina!
Il nonno si è subito adoperato per costruirle un tavolino ad hoc per giocare, scrivere, disegnare e pure mangiare, direttamente dal divano.
Ha passato giornate intere con la sua nonna preferita.
Ha potuto accendere qualche volta in più la TV.
È stata servita e riverita per tutto il tempo.
Diversamente,certo, non poteva essere!

Durante questa parentesi mi sono scontrata con la gentilezza, la curiosità e la maleducazione della gente.
Moltissime volte donne e uomini di ogni età si sono rivolti a lei con una carezza sulla testa, un sorriso, un fiore o qualche caramella. Parlo di sconosciuti che non rimanevano insensibili nel vedere una bimba nelle sue condizioni e veniva loro spontaneo rivolgerle un gesto d’affetto.
Altre volte la prima domanda è stata “cos’è successo?”. E puntualmente le mie risposte erano fatte di silenzio. Chiunque capiva di proseguire o cambiare domanda!
Infine purtroppo ho trovato i cafoni. Quelli che usano i parcheggi per i disabili perché fare un passo in più non rientra nel loro modo di essere. Quelle che hanno un bimbo piccolo da scaricare dall’auto e sembra abbiano una fatica immane da sopportare. Quelli che usano il bagno dei disabili per nessuna ragione evidente.

In questo periodo di momentanea disabilità ho vissuto sulla pelle le difficoltà che devono affrontare ogni singolo giorno, persone con le quali la vita è stata meno generosa.
Vuole essere anche una sorta di denuncia per alcune realtà della città in cui vivo.
Cinema: la sala in cui siamo entrate noi non aveva un apposito sito per la sedia a rotelle. Agata era parcheggiata in qualche maniera. Inoltre la sala aveva solo gradini.
Parcheggio: davanti al cinema e a diversi negozi. 5 posti con le righe gialle per scarico/carico merci, per disabili o per chiunque a prescindere. Nessuna segnaletica univoca che indichi a chi sono riservati quei posti “in giallo”. Tra l’altro il codice della strada prevede chiaramente che il parcheggio destinato ai disabili abbia la segnaletica a terra, l’apposito spazio a lato ed il cartello. Tutto il resto può essere destinato a chiunque.
Ancora parcheggio: del centro questa volta. Un parcheggio a pagamento che durante una manifestazione ha riservato ai camioncini delle bancarelle i posti dei disabili. Non c’è bisogno di nessun commento.

Ma nonostante queste piccole difficolta, 45 giorni sono passati all’insegna della accettazione e della serenità. Mia figlia mi lascia una lezione di adattabilità naturale. Di pazienza e di coraggio. La guardo con ammirazione profonda e le ricorderò fino a che mi sarà possibile la forza che ha nell’affrontare situazioni complicate.

Ieri ha tolto i gessi. Ora deve rimettersi in piedi, letteralmente.
Il percorso non è finito ma fiduciose guardiamo avanti. Con la sua medaglia da super eroe, perché che dite, se la merita, no?

 

 

Ringrazio pubblicamente il dottor Marco Carbone e l’ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste che, attraverso il personale della sala raggi, ha donato ad Agata questo simpatico orsacchiotto. Ora noi ricambiamo!

5×1000 per la ricerca sanitaria al Burlo Garofolo C.F. 00124430323.

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