Morto un Papa se ne fa un altro
Tantissimi autori de Il Centuplo mi hanno scritto ieri, quasi all’unisono:
“Vorrei scrivere qualcosa su Papa Francesco, ma ho bisogno di far passare un po’ di tempo.”
Li capisco.
Anche io sono stato raggiunto dalla notizia mentre ero in treno, diretto a Milano, per andare a trovare i miei anziani genitori.
A ciascuno ho risposto con lo stesso invito che ho rivolto in prima persona a me stesso: “Prendetevi il tempo necessario per sedimentare, per elaborare il lutto. Qui, spazio per Papa Francesco e il suo ricordo ci sarà sempre.”
Ora, sul treno del ritorno, voglio raggiungervi, amici lettori, e trasmettervi la Speranza che oggi mi ha colto all’improvviso, leggendo qua e là i primi, intensi ricordi di Papa Francesco.
Con una battuta che – ne sono certo – a lui sarebbe piaciuta, voglio dirvelo così, con il nostro stile, il nostro sorriso nella fede:
“Per fortuna che, morto un Papa, se ne fa un altro.”
Perché dico questo?
Quando muore un padre di famiglia, il vuoto è incolmabile. Solo il tempo e l’amore possono lentamente lenire le ferite.
Ma quando muore un Papa – il più grande Padre Spirituale sulla faccia della terra – il dolore, pur sincero, non deve travolgerci.
Perché la nostra Fede, radicata in Santa Madre Chiesa, ci rassicura: la vita della Chiesa continua.
La sede di Pietro non resta mai deserta, vacante, troppo a lungo.
L’abito bianco troverà presto nuove spalle su cui posarsi. E la nostra certezza più profonda – che il Signore guida la Sua Chiesa – continuerà a camminare in mezzo a noi.
Oggi ho questa serenità nel cuore e nella mente, e ve la voglio condividere subito: centuplichiamola assieme!
Poi tornerò in preghiera, unito spiritualmente a ciascuno di voi.
Perché un Papa ci ha lasciati. Ma la speranza resta. Anzi… si rinnova.
L’abito bianco
Non cade mai a terra,
l’abito bianco.
Non resta appeso al vuoto
né si sbiadisce nel tempo.
Si posa in silenzio,
attende nel cuore del mondo
nuove spalle
pronte a portare
l’amore, il peso, la croce.
Non sceglie il più forte,
ma il più disponibile.
Non cerca applausi,
ma ginocchia piegate.
È l’abito del servo,
del pastore,
del padre che veglia
sull’alba e sul tramonto
di ogni anima.
L’abito bianco non è morto.
Sta solo respirando,
mentre lo Spirito
prepara le spalle
del prossimo Francesco,
del prossimo Pietro,
del prossimo “Eccomi”.
