chiesa

Don Tonino Bello e la Chiesa del grembiule

Quando il medico gli comunica il risultato degli esami, don Tonino è sconcertato: carcinoma gastrico, lo stomaco ridotto a una velina sottile, il rischio altissimo di rimetterci la pelle.

Ma quando gli propongono l’ospedale rinomato dove curarsi, al nord, il don torna in sé. Lui si opererà a Gagliano del Capo, un paesino vicino la sua Alessano nel sud del sud Italia, ha già deciso. Perché, dice, “se a quell’ospedale fa capo tanta gente povera, non capisco il motivo per cui io debba essere opearto altrove. E poi ho fiducia nel chirurgo. Al resto penserà la Provvidenza”.

Così era don Tonino.

Uno nato povero, tra gente povera, dalla parte della povera gente. Uno che nel Dio dalla parte degli ultimi ci credeva forte e non con le chiacchiere. Così era iniziato Tonino, così sarebbe finito.

Cresce con la mamma e due fratelli più piccoli nella Puglia del sud, vicino alla punta. Il padre muore presto come i due fratelli maggiori, e a dieci anni Tonino è pronto per prendersi le sue responsabilità.

Ma è un ragazzetto così buono, così intelligente e studioso, che in paese capiscono che la sua non sarà una strada qualunque.

Entra in seminario, conclude i suoi studi a Bologna dove prende a cuore la dottrina sociale, le cause degli operai: impara a essere la chiesa che sta dalla parte di chi ha fame, quella che si umilia con gli umili. Quando viene nominato monsignore appena ventottenne, a sorpresa, e poi pure vescovo, per lui non cambia nulla: resta il parroco di paese, che gioca a pallavolo coi ragazzi, che si ferma a parlare coi parrocchiani. Niente titoli in vista niente vestiti diversi, la croce che gli pende sul petto resta di legno: lui è il pastore nel gregge, non si spaventa di puzzare di pecore. La gente la incontra dal barbiere, al bar, per strada.

Ma in chiesa, per la miseria, che omelie! E che ressa la domenica.

Don Tonino dolce e deciso, parla ai cuori e li scuote per bene.

La sua è la chiesa del grembiule, che si mette in ginocchio a lavare i piedi degli ultimi: al servizio, aperta sempre, pure per chi non ha dove dormire o mangiare.

Ne ha fatte tante, il don, e dal cielo di più.

Caro don Tonino, bello di nome e di fatto.

Prega per noi.

#donToninoBello

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *