michikusa

Tra dire e il fare c’è di mezzo l’essere umano

Di rientro da un breve intensivo di cinque giorni di pratica contemplativa e nobile silenzio, a cui ho partecipato come allieva, ho fatto il terribile e necessario errore di accendere la radio: Ucraina, terre rare, Gaza la nuova Palm Beach, riarmo in Europa..

Dove sono ripiombata?

Quanta distanza tra ciò che la mia mente pensa e agisce e quello che mi gira intorno.

Spesso mi chiedono come colmare quello spazio di separazione, come coniugare e portare la parola non violenta e l’azione non reattiva che si “imparano” durante i percorsi, in questa difficile realtà che sembra troppo grande e lontana per noi.

La pratica è proprio abitare questa distanza.

Tra la teoria e la pratica, tra il dire e il fare, c’è l’essere umano. La pratica sta nel fare i conti con l’essere umano anche quando non ci piace,

è continuare a coltivare la propria presenza mentale per non arrenderci alla violenza e all’ignoranza che sta pervadendo lo spazio intorno a noi.

C’è una storia buddhista che spesso ricordo:

viveva un tempo una coppia di acrobati. Un anziano e una giovane ragazzina si esibivano in difficili spettacoli di equilibrismo ed entrambi dovevano mantenere un equilibrio impeccabile per consentire all’altro di muoversi senza cadere. Un giorno il vecchio maestro dando istruzione alla giovane le disse:

“Ascoltami bene, io starò attento a te, e tu starai attenta a me, così ci aiuteremo a vicenda a mantenere equilibrio e concentrazione, eviteremo gli incidenti e ci assicureremo il necessario per vivere”.

Ma la ragazzina era saggia e rispose: “Caro maestro, io penso che sarebbe meglio per tutti e due che ciascuno badasse a se stesso. Badare a se stessi vuol dire badare ad entrambi.”

Come scrive Thich Nhat Hanh “se in una famiglia c’è anche solo un membro che pratica la presenza mentale, tutta la famiglia sarà più consapevole, se in una classe c’è un solo studente che pratica la presenza mentale, tutta la classe ne beneficerà. Anche nelle comunità di attivisti per la pace si segue lo stesso principio.

𝐍𝐨𝐧 𝐩𝐫𝐞𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐭𝐞𝐯𝐢 𝐬𝐞 𝐥𝐞 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨, 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐭𝐞 𝐝𝐚 𝐯𝐨𝐢 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐢: 𝐩𝐫𝐞𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐭𝐞𝐯𝐢 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐯𝐢 𝐝𝐞𝐠𝐧𝐢.”

Questo è il metodo per colmare quel divario, per camminarci in mezzo senza arrenderci, per divulgare la pace e l’etica attraverso il nostro agire quotidiano.

Senza spettacoli o fanatismo, senza urli o proclami, piccoli e coraggiosi passi di responsabilità quotidiani.

Buon cammino a chi poco dice e molto agisce per un disarmo dentro e fuori di sè.

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