Essere felici e rendere felici
Acerra, giovedì 6 marzo. Nel teatro Italia, gremito di studenti, il dottor Luigi Montano illustra i risultati dei suoi studi sulla fertilità maschile e femminile. I dati, le immagini, la voce dello scienziato, gli interventi che si susseguono fanno capire che il problema per i giovani della “terra dei fuochi” – ma che può essere esteso a tutte le aree inquinate – è serio. La loro capacità di riprodursi è terribilmente bassa. Inquinamento e salute, inquinamento e fertilità, inquinamento e povertà. Se dovesse continuare a scendere questa parabola, sotto il profilo della natalità, andremo incontro a tanti altri problemi.
Quella demografica è una questione seria, che va affrontata sotto un profilo culturale, globale, non solo economico e personale. Il vero dramma – da quello ambientale a quello lavorativo, da quello razziale a quello della pace nel mondo – è sempre lo stesso, la difficoltà, cioè, di permettere a ciò che ritengo sia un bene per me di fare pace con quello che chiamiamo bene comune. Il mio e il nostro debbono avanzare mano nella mano. L’io e il noi non vanno mai separati. La politica interna di un Paese non può non tenere conto di ciò che accade, di bello o di brutto, al di là dei propri confini. Le popolazioni che affondano le radici nella cultura cristiana queste verità le hanno respirate fin dall’infanzia. Da soli non si va da nessuna parte.
La felicità, per sua natura, chiede di essere condivisa, sennò, come l’acqua, evapora. Soffro quando leggo di abortisti e antiabortisti. Credo che ogni essere umano, per il solo fatto di avercela fatta a non essere stato scartato, nel profondo del cuore, sia contrario all’ eliminazione di un altro essere umano, che chiede solo un po’ di misericordia per pochi mesi. Ancora una volta, il discorso non è solo politico, economico, ma culturale. Chi, fin da piccolo, ha avuto in casa un cagnolino o un gattino, quasi certamente nella vita sarà portato a rispettare e ad amare queste stupende creature.
Questione di sensibilità. Nulla togliendo al diritto della donna di autodeterminarsi, ci permettiamo di dissentire dalla pubblicità sulla rete Rai “ Lei è”. “La legge 194 consente l’interruzione volontaria di gravidanza. Lei è libera di scegliere”. È deviante. Non dice tutta la verità. Non è corretto dare informazioni parziali. Alle ragazze va detta tutta la verità, compresa quella che il dottor Montano, giovedì scorso, si affannava a illustrare ai giovani; anche quella che psicologi e psichiatri tendono di affrontare nelle donne che, dopo aver fatto ricorso all’aborto, trascinano con sé un peso insopportabile; anche quella delle tante testimonianze che preti, suore, nonni, amici, associazioni diciamo “a favore della vita nascente” potrebbero raccontare. Centinaia di donne, incerte, indecise, impaurite, che stavano per ricorrere all’aborto e che hanno desistito per il semplice fatto di aver trovato sul proprio cammino un fratello, una sorella, un medico, che ha teso loro una mano.
Io non credo, non ci riesco, non ce la faccio a credere, che l’uccisione di un essere umano, nel momento della massima fragilità, possa essere l’unica soluzione a un problema vero, che nessuno si sogna di mettere in dubbio. Penso, però, che nella vita, problemi ne abbiamo avuto e ne avremo ancora tanti. La nostra ragione, la fede per chi crede, la fiducia nella vita, la speranza che non deve e non vuol morire, ci hanno dato e ci daranno ancora la forza per poterli affrontare.
Tutti vogliamo la pace, a tutti fanno orrore le guerre, nessuno però, desidera la pace a senso unico. Ciò che prendo in più per me e non mi spetta lo sto rubando a te. Regola elementare che vale per le piccole come per le grandi imprese. Non conviene umiliare il debole, prima o poi, si vendicherà. Non conviene discutere di diritti della donna già nata – sacrosanto e intoccabile – fingendo di ignorare il diritto della figlia non ancora nata, alla vita. Non è facile, non lo sarà mai, ma dobbiamo farlo. Per noi stessi, innanzitutto.
Eravamo ragazzini quando, in campagna, ci imbattemmo in un nido di passerotti. Mimmo, il più scaltro degli amici, all’improvviso, prese a rompere le uova. Ne uscirono dei minuscoli uccellini senza piume e senza voce. Rimanemmo basiti. Demmo loro degna sepoltura. Facemmo ritorno a casa invasi dalla tristezza. La stessa tristezza che mi avvolge ogni qualvolta un animale viene maltrattato, una persona umiliata, un bambino abortito.
Maurizio Patriciello
