Della vergogna e del perdere la faccia
Ieri si è concluso un intenso percorso sulla trasformazione delle emozioni. Rabbia, paura, tristezza e vergogna: analizzate, parlate e meditate confrontando la psicologia occidentale con la psicologia buddhista. Abbiamo cercato i punti di collegamento e quelli di scollegamento fra le due psicologie, con lo scopo di acquisire strumenti utili per attraversare le tempeste della vita.
Ho deciso di lasciare l’analisi della vergogna all’ultimo incontro perché è un’emozione poco conosciuta, non se ne parla granché e tanto meno sappiamo starci in contatto, chiede cura, pazienza e spazio.
Trovo sia un’emozione interessante e molto intima, più della tristezza e ancora più della rabbia.
Della vergogna siamo poco consapevoli e i suoi confini poco esplorati:
che differenza c’è fra vergogna e imbarazzo?
Dove finisce la vergogna e dove inizia il senso di colpa? Che rapporto c’è fra vergogna e orgoglio?
Perchè la vergogna è un’emozione sociale?
E perché, secondo la psicologia occidentale la vergogna è un’emozione “penosa” che lede la nostra autostima, mentre nella psicologia buddhista è un fattore mentale virtuoso da coltivare?
Abbiamo fatto chiarezza partendo dalla nostra esperienza, dal nostro percepito calato nella realtà che abitiamo, siamo partite dalla cultura in cui sguazziamo e dall’idea di identità che ci sentiamo addosso e che costruiamo faticosamente ogni giorno.
Quell’identità che vive in noi tanto quanto ci viene riconosciuta dall’esterno, quell’identità legata alla reputazione e alla paura di perdere…..
Qui sta il punto: la vergogna è un’emozione “sociale” si attiva in presenza di un nostro comportamento ritenuto non conforme alla morale e alle regole sociali e che muove in noi il timore della perdita pubblica dell’immagine personale.
“Ho perso la faccia” ci fa dire la vergogna:
ma di quale faccia stiamo parlando?
Ho chiesto di scomporre la nostra granitica e salda identità per capire cosa succede.
La vergogna, serve proprio a questo: diventa uno strumento abile per comprendere che c’è molto altro dietro ai nostri ruoli, alla nostra immagine.
Avere la pazienza e il coraggio di scavare sotto l’apparenza, vuol dire arrivare a un nucleo di forza e possibilità che esiste e resiste nonostante la vergogna, l’imbarazzo, la paura e la rabbia.
Quel nucleo abita in ognuno di noi, si chiama essenza e va riscoperta attraverso lenti e profondi passi di consapevolezza e fiducia.
Fra tre respiri ed un caffè ti auguro buone hashtag#riflessioniscomodemaVitali, una settimana virtuosa e che tutto sia di beneficio.
#counselornomade
#Mindfulnesscounseling
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“Del silenzio e dell’ascolto ne ho fatto un lavoro e quando parlo lo faccio con 𝐹𝑖𝑙𝑜𝑠𝑜𝑓𝑖𝑎”.
Ti accompagno in percorsi evolutivi centrati su #etica #saggezza e #presenza.
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