Alla fine del Festival della Vita su quale nostra “canzone” saremo giudicati?
Dopo anni in cui San Remo era diventato un carrozzone di volgarità, eccessi ai limiti dell’oscenità, e in cui si parlava di tutto tranne che della gara canora, quest’anno Conti ha raddrizzato il timone e ha riportato l’attenzione sulle canzoni.
I brani di quest’anno racchiudono tutto il vissuto dell’animo umano.
C’è il padre che canta alla figlioletta, il figlio che canta alla madre malata e mentalmente disabile, c’è chi canta l’amore solido e maturo della coppia sposata e chi ricorda con nostalgia un amore adolescenziale. C’è anche chi grida la propria depressione, chi si dichiara forte e indipendente e chi invece avrebbe voluto essere un duro ma è cresciuto folletto nel corpo e nello spirito.
Il San Remo di quest’anno raccoglie tutti i sentimenti della nostra anima, tutto quello che ciascuno di noi vive durante la propria esistenza.
In fondo la vita è un grande festival in cui si cantano l’amore e il dolore, la gioia e la depressione, la passione e la rabbia, la forza e l’insicurezza e alla fine della nostra vita semplicemente vincerà la canzone, tra queste, che avremo saputo cantare meglio.
Lo diceva anche quel tale: alla sera della vita saremo giudicati sull’amore.
