E se togliessimo il fuorigioco dal calcio?
Frequentando con tutti i sensi il mondo del calcio – seguendolo in TV, qualche volta allo stadio e spesso a bordo campo per vedere i miei tre figli praticanti – voglio lanciare una proposta di pace per questo sport che, a detta di molti, non è solo uno sport.
Partiamo proprio da questo punto: il calcio, oggi, è molto più di uno sport. È una delle industrie più potenti al mondo, con un fatturato stimato intorno ai 500 miliardi di dollari l’anno a livello globale. Basti pensare che la Premier League inglese, solo nel 2023, ha generato circa 6 miliardi di euro di ricavi. In Italia, il sistema calcio nel suo complesso ha prodotto circa 5 miliardi di euro, secondo i dati FIGC.
Questi numeri non sono solo cifre: rappresentano posti di lavoro. Prendiamo il Milan, squadra a me cara. Oltre ai giocatori ricchi e famosi (e talvolta “fumosi”), ci lavorano dietro le quinte almeno mille persone: magazzinieri, giardinieri, giornalisti, addetti alla sicurezza, personale amministrativo. Ogni grande club è una macchina organizzativa complessa, un microcosmo di vite e professioni.
A livello locale, la portata del calcio è altrettanto impressionante. Prendiamo Roma, la città dove vivo. Qui operano un numero imprecisato di scuole calcio – se ne contano almeno 200 registrate ufficialmente, ma probabilmente molte di più. Queste scuole si contendono i giovani calciatori a suon di offerte e promozioni, ma i costi rimangono alti: in media, si va dai 600 agli 800 euro l’anno per iscriversi.
Togliamo il fuorigioco: perché?
Dopo questa necessaria introduzione, torniamo al cuore della mia proposta. I problemi principali, a livello locale e mondiale, sono dati dal fuorigioco e dai falli di gioco.
L’introduzione del VAR, lungi dal risolvere le polemiche, sembra averle aggravate. Le discussioni su decisioni millimetriche – un gomito oltre la linea, un piede appena avanti – sono all’ordine del giorno. Perché si annulla un gol per un fuorigioco di un millimetro? Come vengono decisi i frame su cui si basano le decisioni? Perché non tornare a una regola più semplice, come quella della luce visibile tra i corpi dei giocatori?
Un tempo, il fuorigioco era più intuitivo. La regola, introdotta nel 1863, prevedeva che un giocatore fosse in fuorigioco se si trovava oltre l’ultimo difensore nel momento in cui riceveva il pallone. Nel corso degli anni, le modifiche hanno complicato il tutto: dal concetto di “influenza sull’azione” alla posizione del corpo. Il risultato? Oggi è una delle regole più controverse e difficili da applicare.
Un esperimento che funziona
Alla Vis Aurelia, un’ottima società di Roma con cui collaboro, abbiamo avviato quest’anno uno Special Team, una squadra di ragazzi con disabilità cognitive relazionali. Giocano 7 contro 7, con meno regole, senza fuorigioco. Sapete una cosa? Funziona. L’arbitro ha meno problemi, i giocatori si divertono di più, e le partite finiscono con tanti gol e zero polemiche.
Se è possibile per loro, perché non provare anche a livelli più alti? Togliere il fuorigioco significherebbe ridurre le tensioni, le polemiche, e – cosa ancora più importante – la maleducazione.
I vantaggi della proposta
- Giocare senza fuorigioco già funziona in alcuni contesti: come nelle squadre Special o nei tornei amatoriali. L’assenza di questa regola non compromette il divertimento, anzi, lo aumenta.
- Ridurre la maleducazione e le tensioni: molti litigi sugli spalti e in campo nascono proprio da decisioni arbitrali su fuorigioco millimetrici. Togliere questa variabile potrebbe rendere il gioco più sereno, soprattutto a livello giovanile.
- Calcio come evoluzione: altre regole del calcio sono state modificate nel tempo (come i passaggi al portiere, l’introduzione del VAR stesso, o i cambi illimitati nel calcio femminile e amatoriale). Rivedere il fuorigioco non sarebbe una rivoluzione impossibile.
Le possibili difficoltà
- Adattare la tattica: le difese dovrebbero cambiare completamente approccio. Si perderebbe forse la sofisticazione di certe strategie difensive, ma si guadagnerebbe in spettacolo e gol.
- Potenziale caos davanti alle porte: per evitare “attaccanti fissi”, si potrebbe pensare a una regola per limitare il tempo o lo spazio in cui un giocatore può restare in area avversaria (simile alla regola dei tre secondi nel basket).
Una proposta di pace
Togliamo il fuorigioco e mettiamo in fuorigioco la maleducazione. È una proposta di pace, per un calcio più semplice, più giusto e più godibile.
Che ne dite? Fatemelo sapere nei commenti o condividendo questo articolo.