Giacomo Puccini, l’opera incompiuta e la sua grande eredità
Qui finisce l’Opera rimasta incompiuta.
Perché a questo punto il Maestro è morto.
Così dice il grande direttore Arturo Toscanini interrompendo l’esecuzione della prima rappresentazione della Turandot di GIACOMO PUCCINI alla Scala di Milano. Gli spettatori si alzano in piedi e in silenzio tutto il teatro si commuove ricordando uno dei più grandi compositori di tutti i tempi.
Il 29 novembre del 1924 morì Puccini.
Esattamente cento anni fa.
Era morto a Bruxelles, dopo cinque giorni di agonia, dove era andato ad operarsi per un tumore alla gola. Fino a poco prima, il grande compositore toscano, nato a Lucca, aveva lavorato al suo ultimo capolavoro: la Turandot. Era quasi giunto alla fine dell’opera che contiene la famosissima aria Nessun dorma.
Mancavano solo due scene.
Ma il Maestro, troppo debole, non riuscì a terminarla. Aveva lasciato solo degli appunti. Il musicista Franco Alfano, basandosi su di essi e supervisionato da Toscanini, la terminò.
Alla sera della prima, due anni dopo, doveva partecipare anche Mussolini. Ma Arturo Toscanini, a quel tempo più grande direttore d’orchestra di tutti i tempi, si rifiutò di suonare l’inno fascista Giovinezza e il Duce non venne. Poi, con un gesto rimasto nella storia della lirica, Toscanini interruppe l’esecuzione dell’opera esattamente dove l’aveva lasciata Puccini. Dalla seconda recita in poi l’esecuzione fu invece portata a termine. E da allora in poi è sempre stato così.
Tosca, la Bohème, Madame Butterfly.
Giacomo Puccini ci lascia un’eredità musicale eccezionale. Ha suonato i più grandi sentimenti e i più profondi amori nella lirica.
Ancora oggi le sue opere sono suonate in tutto in mondo e le sue arie commuovono milioni di persone, facendo aggrovigliare le budelle. Un grande genio che con la sua musica immortale ha reso per sempre orgogliosi tutti noi italiani.
Grazie Maestro!