Famolo strano (il viaggio di nozze)
Della serie famolo strano il viaggio di nozze.
Anche due nostri amici, come Silvia e Giovanni, azzardarono la luna di miele unconventional: cammino di Santiago, e puntatina a Fatima.
Li perchiurlammo senza pietà. Noi amici del gruppo chiesa eh. Amorevolmente. Ma sorrisini e battute si sprecarono. Vittime pure noi, nessuno si senta escluso, del pensiero generico.
Che se lo devi far strano, allora va bene che so, una gita in pagaia da qualche parte in Madagascar che la pagaia te la devi costruire a mano tagliando canne di bambù col machete e sfregiandoti fin sotto le ascelle.
Oppure boh, se marito e moglie nuovi di pacco raggiungono il Machu Picchu aggrappandosi coi denti alle pareti rocciose e finiscono con l’aliante lanciato giù dalla cima, allora sì.
Allora è ok.
Socialmente accettabile, ecco. Vita vissuta intensamente con sprezzo del periglio.
Ma farsi la lauretana a piedi, 150 chilometri tra paesi e paeselli, entrando nelle chiese e incrociando vecchiarelli marchigiani, sempre mano nella mano nella gioia e nel dolore, col sole o col kway, come Giovanni e Silvia. Dai, no.
Sta cosa avrà fatto alzare parecchie sopracciglia, pure tra i loro amici sicuro. Eccallà la coppia cattostrong, soliti esagerati, mamma mia sta gente di chiesa quanto sta in fissa con le madonne e i retaggi del passato.
Oh. Ma scusate.
Se è retrò ringraziare, allora mi spiego tante cose su come va il mondo eh.
Sti due bravi ragazzi bresciani, facce pulite e sorrisi limpidi, si sono sposati a ottobre, e poi sono partiti. Da Assisi, destinazione Loreto. A piedi. Hanno sentito forte di essere stati benedetti da un amore più grande di loro, e hanno voluto dirGli grazie.
Chiamali fessi.
I nostri amici, quelli che si fecero il cammino di Santiago, lo raccontano ancora con grande soddisfazione.
Il loro primo viaggio da sposi. Anteprima di cos’è la vita a due finché morte non ci separi.
Mano nella mano dove c’è da far salite, a incoraggiarsi quando non ci se la fa più.
Mica per sprezzo del periglio, ma per amore a Uno che la croce se l’è portata sul serio sulle spalle in salita, per amore a noi poveri debosciati.
Daje raga’.
E buona vita!