Sono stata una vittima di violenza domestica e vi spiego che cosa fare per dire BASTA
In preparazione alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne (25 novembre), il Centuplo vi propone questa intervista esclusiva e questo libro. Condividete e diffondete il più possibile. Grazie.
Quando Alice Depace mi ha confidato di aver subito violenza domestica dal suo ex marito (ora ha una nuova vita serena, completa e un nuovo marito amorevole e tenero) mi si è fermato il respiro. Come è possibile, mi son detto, ci conosciamo da una vita e non me ne ero accorto. Da qui voglio partire per parlarvi di “Nemmeno con un fiore – Conoscere la violenza sulle donne per riconoscerla e dire BASTA”, il libro che Alice ha scritto per sviscerare le dinamiche della violenza sulle donne e aiutare le vittime come lei. Per offrire la massima diffusione, l’ebook sarà gratis su Amazon per 5 giorni ogni 3 mesi e sotto vedete le date già programmate. Per conoscere le date future, seguite Alice nel suo profilo Facebook o Instagram.
1) Alice, è così diffusa la violenza sulle donne che dobbiamo anche veramente prestare attenzione ai nostri vicini di casa?
Oh, sì! La violenza domestica è diffusa molto di più di quello che pensiamo, perché è sommersa. Basta pensare che una donna arriva a denunciare il compagno/marito quando ormai non ne può più e ha perso le speranze di risolvere il problema tra le mura domestiche.
2) Parto dalla fine del libro. È possibile rinascere dopo una violenza domestica? Tu ne sei la prova vivente, come hai fatto?
Le ferite emotive e psicologiche sono difficili da guarire e la paura e la scarsa autostima possono persistere a lungo. All’inizio ho avuto il supporto classico di psicologa e avvocato, poi ho trovato un lavoro edificante e sono decollata. La libertà ritrovata e la piena autonomia mi hanno dato una carica inarrestabile.
3) Ho letto e riletto il capitolo sul perdono che andrebbe consigliato a tutti, insegnato a memoria nelle scuole: i benefici del perdono sono enormi, dici, e attenzione, non sono benefici per il perdonato. Che intendi?
Le donne a volte non vogliono perdonare perché lui “Non si merita il mio perdono” e io spiego che i veri benefici del perdono non sono per chi riceve il perdono (che potrebbe anche non saperlo mai), ma per chi lo dà, perché apre le porte a una rinascita completa e pulita da rancori e altri sentimenti negativi che impediscono di vivere serenamente e danneggiano perfino la salute fisica. Riuscire a perdonare chi ci ha fatto del male non è facile ma è il più grande dono che si possa fare a noi stesse: il perdono porta a maggiore autostima e più fiducia nelle relazioni future.
4) In questo libro che è un vero e proprio vademecum su come riconoscere la violenza sulle donne, dai primissimi sintomi a quelli più gravi, parli spesso del cominciare dai più piccoli, dall’educazione dei ragazzi nelle scuole elementari e medie: che cosa si sta facendo in questo senso?
Non so bene quali siano i programmi attuali all’interno delle scuole ma personalmente credo che non si faccia ancora abbastanza. La cronaca ci dice che nelle scuole ci sono episodi di bullismo in cui i più deboli sono vittime di ragazzi più grossi. E chi sono i bulli se non futuri adulti violenti e prepotenti? Io sono favorevole a educare già alla scuola dell’infanzia alla gentilezza, all’empatia e soprattutto al rispetto del prossimo, con percorsi mirati per età da proseguire fino alla maturità.
5) Per scappare da questa violenza bisogna sempre avere qualcuno a cui affidarsi. Chi è stato per te che ti ha aiutato?
Mia sorella mi ha aiutato ad avere consapevolezza perché ho visto il rapporto sano e felice nel suo matrimonio. Ho capito che nel mio era tutto sovvertito e che non sarebbe mai potuto migliorare perché in tutti quegli anni di violenza, l’amore per l’uomo che avevo sposato si era trasformato in paura. Io sono stata aiutata da mia sorella ma per chi è davvero sola, ci sono i centri antiviolenza e le case rifugio che danno ospitalità e tutto il supporto necessario, anche economico, per riconquistare la libertà.
Consiglio davvero a tutti questo libro: genitori, educatori, sacerdoti, personale delle forze dell’ordine. Sì, è un pugno allo stomaco, vero, ma Alice qui non solo si racconta ma ci spiega come possiamo fare per far sì che altre persone non cadano nella stessa trappola. Grazie Alice, ti porto l’abbraccio mio e di tutti i lettori de Il Centuplo.
Condividete a più non posso questo articolo, per favore!