Il presidio di Libera – Barletta in Calabria per imparare
Si vede lo Stromboli dal giardino accanto alla scuola di polizia che ha ospitato il nostro presidio a Vibo Valentia, la visione ci coglie quasi impreparati, la bellezza, che alimenta la nostra speranza di sconfiggere le mafie, a volte si nasconde come il vulcano quando c’è foschia, ma poi si palesa e tu riacquisti forza e fiducia.
La scuola di polizia e il suo parco delle Rimembranze sono stati il luogo degli stati generali dell’antimafia di Libera, Contromafie, dal 18 al 20 ottobre, a cui il presidio di Barletta ha preso parte conscio di quanto fosse importante esservi, lì nella regione cuore pulsante del potere della ‘ndrangheta.
Una tre giorni fitta di incontri su cinque tavoli di approfondimento:
- Per una contronarrazione della Calabria: il ruolo dell’educazione e dei movimenti;
- Donne e ‘ndrangheta: violenza, organizzazione, ricerca di strade di liberazione;
- Economie criminali, economie libere dalla criminalità;
- Il ruolo della Chiesa nel contrasto alla ‘ndrangheta: da don Italo Calabrò a Papa Francesco;
- Migrazioni, da crisi a opportunità: le porte del Mediterraneo e i “modelli” di sviluppo.
Tante le testimonianze di chi si spende attraverso l’antimafia sociale e combatte per la dignità di una terra e dei suoi abitanti sciupati dalla mafia, a volte rassegnati, ma anche pronti a reagire e farsi forza per resistere. Storie di gente comune, come dirigenti scolastici, preti, mediatori culturali, magistrati e forze dell’ordine, accomunati dalle buone pratiche quotidiane seguite per l’interesse comune. Come quella della dirigente scolastica Mimma Cacciatore che ha riaperto la scuola a San Luca; quella Di Stefania Grasso figlia di Vincenzo, ucciso perché non si era piegato a ‘ndrangheta; quella delle due ragazze arrivate in Calabria da terre di conflitto, oggi cittadine calabresi e mediatrici culturali. Testimonianze dure, toccanti e indelebili.
La Calabria così come anche le altre regioni del sud hanno in comune la presenza massiccia della criminalità organizzata e di quei problemi di cui si nutre e che contribuisce ad alimentare per controllare territori e persone. Dispersione scolastica, assenza dello stato, malasanità, corruzione politica e disgregazione culturale, sono linfa per le mafie.
Attraverso i 5 incontri si sono poste diverse questioni per trovare delle soluzioni, per capire quale strada percorrere, come lo è stata quella della legge sulla messa alla prova per i minorenni, che prevede la sospensione della pena e l’affidamento del minore al servizio sociale. Aggiungendo temi, analisi, riflessioni e azioni. Continuando a costruire un’azione civica di rete, che sia da stimolo e confronto per le istituzioni e che faccia emergere la forza del lavoro congiunto e la capacità di raggiungere, insieme, importanti cambiamenti.
Riusciamo in questi momenti di aggregazione associativa a scambiarci idee, confrontarci sugli strumenti necessari a far conoscere l’antimafia e a farla crescere cercando di fare rete con le associazioni del territorio, le scuole e anche le chiese.
Uno dei temi affrontati, ovvero “le donne e ‘ndrangheta”, viene per il secondo anno portato dal nostro presidio in alcune scuole della nostra città che hanno scelto di discutere, analizzare e condividere questi argomenti.
Lo Stromboli ce lo aveva indicato un vibonese che, incuriosito dalla nostra presenza, ci aveva chiesto cosa facessimo nella sua città. Alla nostra spiegazione ci ha risposto dapprima affermando che ‘ndrangheta lì non c’era per poi aprire un dibattito e intraprendere un discorso segnato molto da sconforto e rassegnazione, ma con piccoli, piccolissimi spiragli di speranza.
Per noi quegli spiragli sono crepe nelle fortezze mafiose che con l’aiuto dello stato e di tutti i cittadini per bene cerchiamo di picconare! Sì, è vero, la mafia sa ricostruire velocemente ma noi e voi non dobbiamo arrenderci. Anche lo Stromboli a volte non si vede e chi lo cerca dalla costa Calabrese rimane deluso, ma c’è e la speranza di vederlo deve spingerci a tornare e a continuare.
Stefania Lamacchia