A che età saremo felici?
Scott Galloway, docente di marketing alla New York University, scrittore, podcaster, e per certi versi anche filosofo, è noto per aver riportato in auge la curva della felicità, il grafico a forma di sorriso risultato di un piano cartesiano che mette in relazione età (sull’asse X) e felicità (asse Y) e che mostra come, con il passare degli anni, la felicità scenda fino a un certo punto, per poi risalire.
Teorizzata per la prima volta da Carol Graham e Milena Nikolova del Brookings Institution, famoso gruppo di ricerca di Washington fondato nel 1916, propone un’analisi “più empatica” e “meno matematica” della felicità percepita durante le fasi della vita.
L’idea che c’è alla base è quella di proporre un’analisi alternativa, “più empatica” e “meno matematica” della percezione che abbiamo riguardo la nostra stessa vita. Benessere e felicità, infatti, sono stati tradizionalmente misurati utilizzando statistiche su reddito, occupazione, aspettativa di vita e altre misure oggettive.
Con la curva della felicità tale prospettiva cambia: lo studio in questione fornisce un approccio complementare ma radicalmente diverso allo studio del benessere umano, non più calcolato attraverso i numeri di età, reddito, aspettativa di vita, eccetera.
Le misure soggettive del benessere, al contrario, si concentrano su cose non quantificabili, come ad esempio sentimenti positivi e negativi (sensazioni di felicità o stress), valutazioni della vita (soddisfazione o insoddisfazione) e senso di compiutezza (sentirsi realizzati o perseguire uno scopo). Misure sulle quali, oggi, si basano sempre di più imprese e campagne politiche per prendere decisioni e che, in fin dei conti, accomunano grandissime fette di popolazione.
Galloway ha provato a raccontare quello che, generalizzando, molte persone potrebbero provare:
«Da 0 a 25 anni la felicità è uscire con gli amici, bere, lo sport. Insomma, è una fascia d’età piuttosto felice. Dai 25 ai 45 anni è il periodo in cui “le cose si fanno serie”: forse hai dei figli, magari un’insicurezza economica, devi capire che strada prendere, qualcuno che ami forse si ammala e poi muore. La vita diventa complicata, e molto velocemente. In generale, potremmo dire che tra i 25 e i 45 anni si vive il periodo meno felice. Può succedere, però, qualcosa di meraviglioso verso la fine dei 40 e l’inizio dei 50: inizi a riconoscere la finitezza della vita, non hai più un tempo “infinito” davanti ma quello che arriva te lo devi godere. Hai una qualche stabilità economica, magari una buona relazione e inizi a capire che la vita è breve. Il gruppo demografico più felice è quello che sulla carta dovrebbe essere il meno felice: gli anziani, le persone che hanno meno salute. La lezione quindi qual è? È che se un giorno ti svegli e hai 35 anni, due figli, un compagno, un lavoro e poi pensi “qui è dura, non sono felice per niente” renditi conto che fa parte del viaggio e tieni duro, perché la felicità è lì che ti aspetta.»
di Sebastiano Alicata