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La Gita miracolosa – un racconto di Benedetta Bindi

Una vita è veramaente bella, solo se si arriva ad amare Dio sopra ogni cosa, e il prossimo come noi stessi”. Carlo Acutis. 

 Ero arrivato ad Assisi con la scuola, una gita di tre giorni, lo scopo era  studiare Giotto, e fare un’immersione di fede per coloro che in classe erano credenti. Io avevo in mente solo una cosa: baciare Raffaella. Le andavo dietro da tre mesi, ma lei sembrava “tirarsela” tanto. Normale, aveva sempre la fila di ragazzi che le andavano dietro, io non ero così richiesto, anche se le mie storie le avevo avute. Insomma per me non aveva un significato religioso quella vacanza-studio, tantomeno istruttivo perché i libri mi piacevano  poco. Passavo ogni anno, ma con il minimo dei voti.

Io volevo solo una cosa da quella gita: fidanzarmi con la più carina della 4C. Invece le cose hanno preso una strada molto più profonda. Questo è accaduto il giorno che  dovevamo rientrare a Roma. Io ero felice,  un bacio  a Raffaella ero riuscito a darglielo la sera prima,  ero gonfio d’orgoglio, e facevo il bulletto con gli amici per questo. Convinto che ci avrebbero dato la mattinata libera per comprare  qualche souvenir, ero fuori all’albergo con le cuffie in testa e scherzavo con gli amici. Ho sbuffato parecchio quando la professoressa di religione, ci ha detto che dovevano andare nella Chiesa di Santa Maria Maggiore-Santuario della Spogliazione, dove era sepolto Carlo Acutis. A me  non mi incuriosiva molto, anzi mi faceva un po’ senso l’idea di vedere un ragazzo in una bara. Ho  sbuffato, poi  entrando in quel luogo sacro piccolo e raccolto,  mi davo occhiate  furtive e sorrisi con la mia nuova ragazza.

Quando mi sono trovato di fronte alla bara di marmo rosato,  tutto è mutato  fuori e dentro di me. Sono stato rapito dal Beato, come le scene che si vedono nei film, che un’energia cosmica ti risucchia e tu cadi dentro la cosa che osservi, non riuscivo a staccare lo sguardo da quel corpo giovane. I suoi occhi chiusi, il suo volto sereno, vestito come me in jeans e felpa: sembrava vivo.

Una commozione travolgente ha preso il sopravvento, tanto da fare colpi di tosse per non piangere. Mentre il resto della classe si muoveva nella chiesa bisbigliando,  io ero completamente immerso nel mio mondo interiore, concentrato su Carlo Acutis. Sentivo una presenza intensa, quasi palpabile, che sembrava avvolgermi, e per la prima volta in vita mia mi è sembrato di comprendere davvero il significato della fede. Non stavo solo guardando una bara, ma sentivo la storia di un ragazzo che aveva dedicato la sua vita a Dio e all’amore per gli altri. In quel momento, tutte le mie attenzioni a Raffaella sono  svanite,  lei è venuta a mettersi al mio fianco, e mi ha preso la mano. 

Una volta tornato a casa, la mia mente si è liberata giorno dopo giorno  dai pensieri superficiali e ho cominciato a riflettere su aspetti più profondi, sulla ricerca di un senso nella mia vita. Ho iniziato a leggere le sacre scritture. Eppure avevo amici, uscivo il sabato sera, avevo la ragazza,  giocavo a calcio e  suonavo la chitarra, ma questo non mi bastava più. In quel breve arco di tempo, forse dieci minuti davanti alla  salma di Acutis, ho scoperto qualcosa che andava oltre le mie aspirazioni di ragazzo della quarta C. Ricordo ancora lo sguardo della mia ragazza quel giorno. Lei era lì, accanto a me, con un’espressione che non avevo mai visto prima. Era colpita da quell’atmosfera carica di spiritualità. In un gesto impulsivo, mi ha  preso la mano, e l’ha stretta forte. Ci siamo scambiati uno sguardo che sembrava dire più di mille parole, e in quel momento ho capito che quella connessione con lei  era più significativa, quasi sacra, proprio come il luogo in cui ci trovavamo.

Questa  onda emotiva che mi spingeva allora a riflettere su chi fossi e chi volessi diventare è ancora viva in me.  Adesso sono iscritto a medicina, voglio diventare pediatra, la mia storia con Raffaella continua, lei studia  psicologia,  sogniamo un giorno di sposarci. Ogni tanto ricordiamo quella magica gita, e di come  uscendo entrambi  dalla chiesa, le chiacchiere e le risate dei compagni di classe riempivano l’aria, ma dentro di noi regnava un silenzio che parlava di un nuovo inizio. Avevamo entrambi  scoperto che c’era molto di più nella vita che cercare approvazione e popolarità. In me e in lei è avvenuto un miracolo, posso dirlo. Io  ho iniziato ad andare alla  messa e  suono la chitarra nella mia chiesa vicino casa di  Raffaella, lei invece canta durante le celebrazioni. Non avrei mai immaginato che da quella vacanza -studio nascesse un amore genuino e duraturo, che va al di là delle apparenze, sorretto da una fede che mi fa sentire ogni giorno grato della mia esistenza. 

Grazie Carlo, sono certo che è opera tua! Ieri è stata la ricorrenza della tua morte, 12 ottobre, e ancora oggi penso che se per un malanno, o qualsiasi altra cosa, non fossi andato ad Assisi quattro anni fà, la mia vita oggi  non sarebbe la stessa! 

Carlo Acutis è un giovane italiano noto per la sua fede cristiana e per il suo impegno nell’uso della tecnologia per diffondere il messaggio del Vangelo. Nato il 3 maggio 1991 a Londra e cresciuto a Milano, è diventato famoso per la sua devozione all’Eucaristia e per aver creato un sito web dedicato ai miracoli eucaristici nel mondo. Carlo è morto il 12 ottobre 2006 a causa di una leucemia fulminante, ma la sua vita e il suo esempio di fede hanno ispirato molte persone in tutto il mondo. È stato beatificato dalla Chiesa cattolica il 10 ottobre 2020, diventando così un modello di santità per i giovani. La sua figura è particolarmente apprezzata per il modo in cui ha unito la modernità e la fede, dimostrando che è possibile essere testimoni del cristianesimo anche nell’era digitale.

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