editoriali

I motori di ricerca sono diventati la “scatola nera” della nostra anima

Anche in questi giorni, le cronache ci hanno riferito fatti terribili agiti da giovanissimi. Ieri, l’omicidio agito da un 17enne nel mantovano è stato raccontato come un fatto verificatosi senza motivo, solo per vedere “cosa si prova”. Leggendo come l’idea di compierlo è maturata, ci si rende conto che l’incubatore di questo ennesimo fatto di cronaca è il mondo online. Il 17enne ha esplorato nell’online siti che approfondiscono la conoscenza di pratiche sessuali estreme, poi ha cercato il contatto con una donna adulta su siti di incontri, quindi c’è stato il passaggio nel reale, terminato con l’omicidio. Anche nel caso della 21enne di Traversetolo quello che abbiamo compreso è che la ragazza per mesi ha fatto domande atroci al motore di ricerca del suo PC. Erano domande di qualcuno che si interrogava continuamente su come si fa a non ingrassare durante una gravidanza e a tenere nascosta la pancia, su come si induce un parto, su quante sono le fasi di un parto e su come le si gestisce. Al PC viene pure chiesto “dopo quanto tempo si avverte la puzza di un cadavere”. Fermiamoci su questo punto e immaginiamo che cosa sarebbe successo se queste domande fossero state fatte nel mondo reale. Di certo avrebbero generato allarme e probabilmente un intervento preventivo.

Queste storie hanno un elemento in comune: i giovanissimi hanno fatto domande ad un motore di ricerca, che ha dato risposta a tutto. Ha ritenuto valide le domande e, di conseguenza, ha fornito risposte altrettanto valide. Oggi, i motori di ricerca sono diventate le vere scatole nere della nostra anima, se ancora ne abbiamo una. Ciò che il mondo non sa di noi, loro lo vengono sapere in base a ciò che gli chiediamo. E’ dentro ai motori di ricerca dei presunti colpevoli che gli investigatori vanno a cercare la prova dei reati di cui sono in cerca di evidenza.

Queste dinamiche tremende e assurde devono far riflettere noi genitori e in generale la comunità educante. Nel virtuale uno può quasi convincersi che ciò che sta pensando di fare, si possa davvero realizzare. Perché ne riceve conferme, istruzioni e procedure. Anche se si tratta di un crimine orrendo. C’è sempre un tutorial che ti dice come si fa e che non ti giudica mai.

I nostri figli chiedono tutto ai motori di ricerca, che per loro diventano riferimento, spesso più di noi adulti. Dentro a quella virtualità non c’è morale, non c’è etica, non c’è bene e non c’è male. C’è l’algoritmo e l’intelligenza artificiale, ma non c’è l’anima. E se ci si dimentica l’anima, l’umano diventa disumano, fino all’orrore. I motori di ricerca sanno tutto, ma non sanno che cosa è bene e che cosa è male.

Se volete e potete, commentate e condividete con i vostri figli e studenti. Credo che questo sia davvero un aspetto su cui improntare un confronto e un dialogo approfondito.

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