Sei personaggi in cerca di Sinodo
Perché tutti camminino insieme…
Mi piace accostare gli estremi poli.
Come punti divergenti che sotto sotto hanno più in comune di quanto si pensi.
Sì perché affinché siamo Chiesa Sinodale Missionaria c’è bisogno di tutti, senza escludere nessuno. Chi non è sinodale si autoesclude, ma nella Chiesa “c’è spazio per tutti” (Papa Francesco).
Propongo tre “coppie” di cristiani di epoche e contesti culturali ed ecclesiali diversi tra loro ma accomunati da una cosa per nulla scontata e fondamentale: Gesù Cristo.
Martin Lutero e Lefebvre: due pensieri e due teologi e due pastori rigoristi e radicali, uomini di fede salda ma non sempre solida. Saldi, anzi saldissimi perché convinti nelle loro idee ma non sempre solidi e unificati perché hanno scelto di separarsi dalla comunità, mettendone su un’altra “più pura per fedeltà al Vangelo e alla Dottrina”. Quanto è difficile resistere alla tentazione di ‘separare in anticipo zizzania e grano’. Di questi due non si deve parlare male per partito preso ma non è possibile non riconoscerne l’atteggiamento ostinato. Convivono anche in noi una parte dell’uno e dell’altro: siamo un po’ tutti come Lutero quando esistiamo per esigere o come Lefebvre quando vediamo solo negativo nei cambiamenti. La bellezza di oggi sta nel fatto che coi luterani si è avviato un bellissimo e fecondo dialogo che ahimè si sta rallentando da decenni. C’è bisogno di più ecumenismo, direbbe Hans Küng. Bisogna riconoscere che Lutero “non volle inizialmente separare la Chiesa” (Benedetto XVI).
Tommaso Campanella e Giordano Bruno: due menti eccellenti ma orgogliose e testarde. Hanno avuto anche un contesto difficile che li giustifica e in parte li riabilita. La loro vita e il loro modo di comprendere in anticipo tante cose lì ha fatti partire bene e spediti ma avrebbero avuto bisogno di maggiore disinteresse e umiltà per lasciar fare a Dio. Sono esempi di grande coraggio del pensiero: oggi forse ci vorrebbero più persone come loro ma al tempo stesso senza imitarli nella caparbietà rigida e interna. Ma non voglio nemmeno liquidarli così, non sarebbe onesto: bisogna vivere al loro posto per comprendere che non tutti e non sempre hanno la disarmante disponibilità ad annullarsi per amore della comunione e dell’obbedienza. E soprattutto obbedienza non è sottomissione cieca ma ascolto dello Spirito. Chissà che gli eretici non siano dei santi troppo in fretta bollati come ottusi ribelli. Lo zelo per la verità deve sempre essere animato da amore e non condito di rigore. “Amore e verità unite sono espressione dell’ Essere” (Edith Stein).
Nicolò Cusano e Meister Eckhart: due anime elevatissime e vastissime. Hanno ricevuto dei doni, dei carismi. Non sono stati capiti al loro tempo ma il tempo è messaggero di Dio. Animi pacifici e pacificati hanno spiegato il Verbo Incarnato con un linguaggio snello, agile e diffusivo ed espansivo. La loro parola è il loro mezzo con cui hanno divulgato l’eco dello Spirito. Ecco perché i loro testi hanno il profumo della loro mente cristallina e serena, sono libri che sfidano i secoli e sanno ancora di freschezza e gioia. E il principio della vita sia la Gioia (Mattew Fox).
A ciascuno di noi il compito di smussare e spesso rimuovere le durezze di Lutero e Lefebvre che ci portiamo dentro e di restare dentro la Chiesa con tutte le sue perfette imperfezioni e uniti allo Spirito che la anima. A noi la capacità di risvegliare l’eretico Campanella audace che ci abita o il tenace Giordano Bruno ma con prudenza di chi sa vagliare quando è tempo di osare senza paura, tempo di aspettare e anche tempo di “rinunciare” alle proprie idee per fare spazio all’unica Persona che conta: il Cristo.
A noi la possibilità di far emergere come Cusano ed Eckhart il divino che ci abita e di farlo muovere con estesa e diffusiva gaudente leggerezza.
Sac. Domenico Savio Pierro