sport

Gli occhi spiritati di Totò Schillaci

Pochi nomi come quello di Totò Schillaci mi fanno ritornare alla memora i ricordi della spensieratezza dell’adolescenza e di quell’estate del 1990 in cui io ed un altro manipolo di 15enni ci riunivamo nelle varie case di turno per vedere le partite della Nazionale, riconoscendo in quel ragazzo siciliano come noi, il simbolo di un’Italia unita sotto il segno del calcio ed un’icona di speranza e passione.

Capocannoniere del Mondiale Italia ’90 e trascinatore di una Nazionale che sfiorò la finalissima della Coppa del Mondo giocata in casa, purtroppo Totò è morto all’età di 59 anni all’ospedale di Palermo dove era ricoverato da sabato 7 settembre in gravi condizioni, in seguito alle complicazioni di un tumore al colon contro cui lottava dal 2022.

Nato il primo dicembre 1964 a Palermo e cresciuto nel quartiere popolare di San Giovanni Apostolo in una famiglia numerosa e modesta, Totò impara da subito ad arrangiarsi e a faticare per coltivare il proprio sogno di diventare calciatore. Per mantenersi e portare qualche soldo a casa prima si cimenta in vari lavori: aggiusta gomme in officina, fa il garzone in una pasticceria e pure l’ambulante. Nel 1980 a 16 anni entra a far parte delle Giovanili del Palermo, dove si mette subito in luce per le sue abilità sotto porta e la sua voglia di arrivare, qualità che convincono il Messina nel 1982 ad acquistarlo per 35 milioni di lire, fino ad approdare alla Juventus nel 1989.

Arrivato al torneo da semisconosciuto, “sotto il cielo di un’estate italiana” come cantavano Edoardo Bennato e Gianna Nannini, Schillaci è diventato il protagonista indiscusso di quella storica edizione, con i suoi gol e quella gioia che esplodeva in quegli occhi spalancati che hanno acceso i cuori degli italiani. Con sei reti, è stato il capocannoniere del torneo, segnando in momenti cruciali, come il gol decisivo contro l’Austria e quello contro l’Uruguay agli ottavi.

Così disse durante un’intervista alla Rai: “Vincere la classifica cannonieri di un Mondiale significa rimanere nella storia. Solo io e Paolo Rossi con la maglia azzurra ce l’abbiamo fatta. Sono soddisfazioni uniche che nella vita non ti possono più capitare. Lì per lì non compresi tutto l’entusiasmo, lo scoprii dopo. Ovunque vada mi riconoscono e mi fanno feste, mi mostrano i video, vogliono che racconti, la gente ricorda Italia ’90 e mi chiede di rifare gli occhi spiritati”.

Ma Schillaci non ha rappresentato solo il successo calcistico: è stato l’emblema di un’Italia che sognava e che, attraverso il calcio, ha trovato un modo per dimenticare momentaneamente le difficoltà e unirsi sotto una stessa bandiera. Il suo sguardo intenso e la sua esultanza dopo ogni gol rimangono tra le immagini più iconiche del calcio italiano. Totò Schillaci, per chi oggi la mia età, ha incarnato la speranza, la grinta e la determinazione di un Paese che voleva vincere, rendendo Italia ’90 una delle edizioni più amate e ricordate nella storia del calcio.

Ciao Totò, eroe di un’estate indimenticabile e delle nostre giovani notti magiche.

#sebastianoalicata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *