La figura luminosa – un racconto di Benedetta Bindi
“Gli angeli vengono a trovarci, e li riconosciamo solo quando se ne sono andati” G.Eliot.
Correvo veloce verso casa, ero stanca, volevo arrivare il prima possibile dai miei bambini per abbracciarli, poi infilarmi sotto una doccia calda e spegnere il cervello. Era stata una giornata faticosa al lavoro.
Claudio, mio marito, era andato a Milano a trovare sua madre, per fortuna avevamo assunto Nadia, un’ottima baby sitter, sapevo che i piccoli erano in buone mani.
Di solito sono moderata, se non proprio in tutto, in quasi tutto, e soprattutto quando guido. Quella sera non so perché, il piede ha spinto sull’acceleratore più del dovuto, e sono uscita fuori strada. Per fortuna non è accaduto nulla di grave, ma l’auto ha preso una bella botta sul guard rail. Una volta accertata che non mi ero fatta male, ho provato a rimetterla in moto, ma non ripartiva più. Ero anche su un tratto di strada dove il telefono non prende e passano poche auto.
Ho tirato fuori il cellulare dalla borsa, e come prevedevo non avevo campo. Così senza pensarci troppo, sono entrata nel bosco alla mia destra. Mi sono detta: “attraverso la selva oscura, e vado a chiedere aiuto”. Potevo anche attendere che passasse un auto, invece…
È incredibile che io possa aver fatto una cosa del genere, ma l’ho fatta!
Avevo un maglioncino di lana sottile, sentivo i brividi correre lungo la schiena, dato che era autunno inoltrato. Non avevo troppa paura, la luna splendeva, le stelle brillavano. Dopo una mezz’ora circa, ho sentito una stanchezza tremenda invadermi, ho visto un sasso enorme, buttato in mezzo agli alberi come fosse un meteorite piovuto dal cielo, mi sono domandata chi l’avesse portato fino a lì. Tutto stava diventando talmente surreale, che mi sono detta: “che importa come ci è arrivato, sediamoci e basta!”
Io che dovevo razionalizzare ogni cosa che mi accadeva, mi stavo lasciando andare.
Una volta ferma a riposare, ho visto apparire davanti a me una sagoma di luce, le ho urlato: “Chi sei?” mentre il cuore mi usciva fuori dal petto. Nessuna riposta.
Mi sono detta: “l’entità non risponde perchè qualunque cosa sia, non è umana”. Mi sono alzata per andarle incontro, volevo toccarla. Ero presa da un’attrazione misteriosa per lei, come se provassi amore e la temessi nello stesso tempo. Come mi sono avvicinata, è sparita.
Forse era un fantasma ho pensato, o forse un angelo? Poi mi sono detta che dovevo essere molto stanca per partorire pensieri così stupidi.
“Sicuramente la mancanza di zuccheri nel corpo, e lo shock per l’incidente”, mi sono detta, “mi ha fatto avere un’allucinazione!”.
Io sono una matematica, la mia mente è sempre stata lucida e chiara. Sempre. Non per vantarmi, ma sono stimata dai colleghi sul lavoro proprio per questo.
Dopo quell’incontro, ho atteso seduta non ho idea quanto tempo, poi ho proseguito il mio cammino.
Non avevo più freddo, e per quanto cercassi di controllarmi, viveva in me solo una curiosità feroce di rivedere quella creatura luminosa.
In quel buio totale, il silenzio mi avvolgeva come un cappotto caldo, il cielo era cosparso di stelle, ed ho avuto la sensazione che tanta bellezza non potesse essere stata originata dal caso. Fino a quel giorno invece credevo il contrario, e negavo la presenza di qualsiasi Dio, all’origine del mondo.
Poi la figura luminosa mi è riapparsa.
Ricordo le dissi senza pensarci su: “cosa vuoi da me?”, e lei: ”ti sto accompagnando, e tu stai finalmente cambiando”. Allora ho ripreso coraggio e le ho domandato cosa volesse significare dire che stavo cambiando, e se poteva portarmi fuori dal bosco, ma lei non mi ha risposto. Si è dissolta nel nulla, appena ho cercato di avvicinarmi a lei. Poi ho sentito un caldo improvviso, e tanto amore invadermi. Ho continuato a camminare. Mi sentivo in pace. Quando sono riuscita ad uscire dal bosco, ho visto a pochi metri da me, l’insegna di un benzinaio. Dopo tanto buio era quasi accecante.
Poco dopo il mio telefono ha iniziato a fare:” bip, bip, bip”. Era tornata la linea.
Mio marito e la baby sitter mi avevano provato a chiamare molte volte. Era mezzanotte! Avevo trascorso quasi quattro ore nel bosco!
Mi sono messa a piangere, ho detto ad alta voce, come se potessero sentirmi: “ora vi chiamo, ora vi chiamo!”
Quella sera ho vissuto, una tra le esperienze più belle della mia vita.
Ancora oggi ho paura a raccontarla, alcuni potrebbero prendermi per matta. Infatti ne sono a conoscenza solo tre persone: mio marito, Anna mia sorella, e Don Rodigro. L’ho conosciuto entrando in una chiesa, quella accanto al mio ufficio, dove non avevo mai messo piede. Ho sentito l’esigenza di confessarmi e raccontare ad un uomo di fede cosa mi era accaduto.
Lui non era sorpreso dalle mie parole, ne credeva fosse frutto della mia immaginazione quell’incontro.
Mi ha solo detto:”Dio è sempre stato lontano dalla tua vita, forse per questo qualcuno ti è venuto a cercare, capita a molti. Tu non sei un caso isolato. Madre Teresa diceva che Dio non da nulla che tu non possa gestire figlia mia”.
Io gli ho sorriso, e poi sotto suo consiglio sono andata a pregare.
Oggi la mia fede la tengo per me, non ne parlo agli altri, non voglio convertire nessuno. Io la fede la vivo, mio marito è il primo ad accorgersene, credo che solo in questo modo si propagherà da sè.