La foto più iconica e controversa dell’11 settembre
L’11 settembre 2001 il celebre fotografo tedesco Thomas Hoepker, noto per i suoi scatti a Muhammad Ali e per i suoi reportage da Berlino est sulla caduta del Muro, si trovava nel suo appartamento a New York, nell’Upper East Side di Manhattan.
Quando sente la notizia degli attentati prende subito la sua macchia fotografica, sale sulla sua auto e si dirige verso sud per cercare di raggiungere il World Trade Center, a circa 10 km di distanza. Rimane però presto intrappolato nel traffico intenso causato dalle migliaia di veicoli che andavano in quella direzione. Confuso e senza riuscire a capire cosa stesse succedendo cerca un luogo appartato, vicino al fiume, dal quale è possibile fotografare la Lower Manhattan.
A un certo punto vicino a un ristorante di Williamsburg, quartiere di Brooklin, nota un gruppo di ragazzi intenti a parlare come se nulla fosse mentre da lontano il fumo nero delle Torri Gemelle, dall’altra parte dell’East River, è già intenso e alto. Alla vista di quella scena accosta la macchina, scende e scatta tre foto senza avvicinarsi e senza parlare con queste persone. Poi prosegue rapidamente e successivamente si dimentica quasi di quegli scatti, perché la situazione era troppo tranquilla, non c’era l’orrore, la paura e la confusione incredibile di quel momento. Non le fa vedere a nessuno perché sentiva di non essere riuscito a raccontare il dramma di quel momento e le lascia nel cassetto.
Nel 2006 un direttore di un museo di Monaco di Baviera che stava organizzando una mostra in Germania va a trovarlo, gli chiede di vedere le foto scattate l’11 settembre e ne rimane folgorato per l’incredibile contrasto tra la serenità della gente seduta a prendere il sole e la metropoli in fiamme dietro di loro. Dopo 5 anni una delle tre foto compare così su un libro fotografico e su alcuni giornali tedeschi ed europei, suscitando l’attenzione dei media e scatenando un dibattito feroce, polarizzato tra letture contrastanti che lasciano interrogativi sulla scena, sull’atteggiamento del fotografo e sull’identità dei soggetti.
Il critico ed editorialista Frank Rich la descrisse sul New York Times definendola un’allegoria inquietante dell’incapacità dell’America di imparare qualcosa dalla tragedia. «I giovani nella foto del signor Hoepker non sono necessariamente insensibili. Sono semplicemente americani», scriveva.
Walter Sipser, uno degli uomini ritratti nella foto, in seguito affermò che lui e la sua compagna si trovavano in realtà «In un profondo stato di shock e incredulità» e criticò il fotografo per non essersi avvicinato e non aver parlato con loro, travisando i loro sentimenti e il loro comportamento.
Lo stesso Hoepker interpretò la foto come testimonianza della confusione di quel giorno. «Penso che l’immagine abbia toccato molte persone proprio perché rimane sfocata e ambigua in tutta la sua nitidezza baciata dal sole», spiegava nel 2006. «Quel giorno di cinque anni fa, l’orrore assoluto arrivò a New York, luminoso e colorato come un film di Hitchcock. E l’unica nuvola in quel cielo azzurro era il sinistro primo segnale di fumo di una nuova era».
La questione dell’interpretazione da dare alla foto fu ripresa da Jonathan Jones sul Guardian, che mette in secondo piano il reale stato d’animo dei soggetti per concentrarsi sul suo valore artistico e sul suo significato profondo: «Oggi, il significato di questa foto non ha niente a che fare con il giudizio sugli individui. È diventata un’immagine che parla della storia e della memoria. Come immagine di uno sconvolgente momento storico, cattura qualcosa di vero per tutti quei momenti: la vita non si arresta a causa di una battaglia, o di un atto di terrorismo che sta succedendo a poca distanza».
Thomas Hoepker è morto l’11 luglio di quest’anno all’età di 88 anni lasciandoci intenti a contemplare ancora quella che sarebbe stata definita la foto più iconica e controversa dell’11 settembre.
#sebastianoalicata
#11settembre
Foto © Thomas Hoepker / Magnum Photos – USA. Brooklyn, New York. September 11, 2001
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