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Ho conosciuto il figlio di Pitagora

“La matematica non sarà mai il mio mestiere” cantano tutti i maturandi e per me è stato davvero così. Qualche decennio fa, quando ho finito il liceo scientifico, che mi é servito per indirizzarmi con gioia verso le materie letterarie, ho fatto un falò di tutti i libri e quaderni di matematica, e forse un po’ di brace ancora brucia.

Quando mi hanno omaggiato lo snello libretto “Il figlio di Pitagora – di Gianluca Ciampi” (edizioni del Giano) mi sono lasciato convincere alla lettura anzitutto dalle poche pagine del libro stesso (meno di cento anche se molto fitte) e poi dal rebus anticipato nella quarta di copertina

“Un enigma da risolvere in una cattedrale, un piccolo giallo matematico spirituale. L’adolescenza di un ragazzo che rinasce sui banchi di scuola nell’ora di matematica, in una sorta di auto iniziazione pitagorica. Anni dopo, il vecchio compagno di banco e l’ex professore di matematica si mettono sulle sue tracce attirati da un enigmatico messaggio, una prova da superare per accedere ad un sapere profondo, dove razionalità ed intuizione si incontrano, dove la ricerca spirituale quella scientifica si ritrovano. È un invito a riunire sia le realtà esteriori, che le proprie parti interiori. Una “Via”, dunque, per corribile anche con la ragione, se supportata dalla curiosità innocente. La possibilità di accedere, in un mondo materialista e razionalista ,ad un nuovo, antico, punto d’incontro.”

Consiglio il libro soprattutto a chi piace e capisce di matematica: davvero su questo punto faccio i complimenti all’autore Gianluca e mi affido alle sue capacità. Ma soprattutto consiglio il libro a chi vuole leggere una bella storia di amicizia (a me ha ricordato lontanamente “L’amico ritrovato” di Fred Hulman, tra i miei libri preferiti) e di ricerca della Fede, tramite anche percorsi matematici.

Consiglio questi libro quindi a chi ha la testa tra le nuvole o, se preferite, tra i numeri!

Oggi mia moglie mi ha mandato una foto di un labirinto con la scritta: “La matematica non è un labirinto. E’ la mappa del tesoro” e così ho avuto la spinta per uscire dal mio labirinto perché questa frase potrebbe da sola essere una ottima recensione de “Il figlio di Pitagora”.

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