cultura

Orchestraccia in concerto

Ho visto un concerto de l’Orchestraccia in questi giorni in cui ho preferito luoghi tranquilli dalla convulsione delle spiagge.

A parte il concerto molto bello, mi sono reso conto di quanto tempo sia passato. Uno dei due cantanti della band è Marco Conidi. E quando l’ho sentito mi è venuto in mente che lo conosco dal Sanremo del 91. Si presentò insieme a Bungaro e Di Bella con la canzone “e noi qui”.

I romanisti lo conoscono per una ragione più frequente. È l’autore dell’inno Mai sola mai. Ma non è questo che volevo raccontarvi. Tra le canzoni che hanno cantato oltre la cover Lella, ce n’è una che mi è piaciuta immensamente: Santa Nega. Parla di una santa immaginaria a cui si rimettevamo i carcerati dei secoli passati. Gli si rivolgevano per debiti di vita da negare e cancellare. Esiste anche il detto “s’è votato a Santa Nega” per definire chi appunto voleva rinnegare tutto.

La canzone è bellissima. Ma per motivi che non sto qui a spiegarvi mi ha commosso molto il ritornello finale. Una preghiera pagana che farò mia nei momenti più complicati che non mancano mai.

Madre mia proteggime

Che il monno s’è scordato

Quello che potevo da’

E quello che so’ stato

Madre mia proteggime

Che il monno se ne frega

Dei suoi figli nati e devoti a Santa Nega.

Grazie Orchestraccia. Non sapevo come pregare in maniera irrituale. Ora lo so. Avete un nuovo fedele a Santa Nega.

Ettore Zanca

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