pedagogia

Anche la musica risponde alla legge dell’algoritmo?

Ho appena fatto scorrere la lista dei 100 singoli più ascoltati, scaricati, venduti dell’ultima settimana. Decine di nomi che appartengono ad una “geografia musicale” che non frequento. Ed è giusto, sia chiaro, che una chart hits con le 100 canzoni più ascoltate del momento non rifletta in alcun modo i gusti musicali di un uomo che ha già vissuto sei decenni su questa terra. Però in queste settimane mi sono più volte imbattuto in molte nuove canzoni che mi sembravano all’altezza del “compito”, ovvero degne di comparire in una hit contenente i brani dell’estate. Per esempio: Noemi, Biagio Antonacci, Negramaro, Gianna Nannini, Gazzelle, Francesco Gabbani, Malika Ayane, Nek e Francesco Renga, Colapesce e di Martino, Boom Da Bash (giusto per fare qualche nome noto) sono tutti usciti con nuovi brani che avrebbero dovuto fare capolino nelle classifiche di questi mesi. Non nella top ten, sia chiaro: ma almeno nella top 50, oppure nella top 100. Invece, nessuno di questi nomi compare tra i 100 singoli della classifica FIMI. Vi ho citato artisti che possono piacere o meno, ma che di certo sanno cantare, hanno un enorme seguito di pubblico, riempiono palazzetti dello sport quando fanno concerti. Eppure nelle classifiche risultano invisibili. Le classifiche sono dominate da una sfilza interminabile di nomi di cui chi ha più di 30 anni sa poco o nulla. Nomi i cui album sono anch’essi ai vertici della classifica degli album, portavoci di un genere che mescola trap a rap, con una notevole stereotipizzazione degli stili musicali, dei testi, della vocalità e un abbondante supporto fornito dall’autotune. Oggi le hit parade mi sembrano il risultato dell’effetto algoritmo. Si entra in una “bolla” composta da una batteria di artisti che scrivono per se e per gli altri, che fanno Feat. tra di loro, che occupano tutti gli spazi di ascolto dei giovanissimi, che li ascoltarli in streaming, in un effetto “flusso” che non si interrompe mai e che rende sempre più amplificato il numero dei loro ascolti. E’ come se si generasse una sorta di effetto barriera che permette a chi è dentro le “mura” di questo fortino di diventare sempre più ascoltato, visibile e scaricato. Mentre chi è fuori è fuori. Può la “Musica” sopravvivere a tutto ciò? Io che la amo moltissimo temo di no. E infatti, mi accorgo che sempre più artisti e musicisti che non appartengono al genere “mainstream” fanno a gara per fare featuring con questo e quell’artista da classifica, contaminando con ritmi sincopati ed effetto autotune un percorso musicale che di tutto questo non aveva mai avuto bisogno, fino ad ora.

Non so se questo mio ragionamento risulti comprensibile, ma mi sembra che i nostri figli, che vivono infinite ore con le cuffie nelle orecchie, vengano sottoposti ad una specie di martellamento sonoro, dove musica, voci e parola rappresentano una sorta di “minestrone musicale” pieno di omologazione e poverissimo di creatività. Un mix di suoni e parole dove noi “anziani” non riusciamo a riconoscere il talento che li genera e chi è giovanissimo è costretto a pensare che l’unica forma di talento possibile è quello che trova in tale mix. Scrivo di un settore di cui sono appassionato e non esperto. Però, qualche giorno fa a Trieste mi è capitato di assistere ad un magnifico concerto con Roberto Vecchioni, Claudio Cocciante, Simone Cristicchi, Amara, Tiromancino, Maninni e molti altri. Mi sembrava tutto magnifico. La quintessenza dell’arte: voci meravigliose, testi pieni di poesia, musiche che mi hanno toccato il cuore. Ecco, di questa forma di musica, in classifica non c’è rimasto nulla, proprio nulla. E lasciatemelo dire: penso che sia davvero un grande perdita per i nostri figli non fare esperienza anche di questo tipo di suoni. E voi che cosa ne pensate?

A questo post trovate il link all’ultima classifica settimanale pubblicata da FIMI. Verificate se la vostra canzone preferita di questa estate si trova nella lista delle 100 più scaricate e ascoltate.

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