culturalibri

Benedetto il giorno che ha deciso di scriverlo

La prima intervista a Costanza Miriano è del marzo del 2011. Avendo ricevuto il comunicato dell’uscita di “Sposati e sii sottomessa”, mi feci mandare il libro, lo lessi, e trovai dentro una ventata di aria fresca, abbondanti dosi di quanto avevo fatto mio ai corsi di Assisi, una visione finalmente libera sul matrimonio e sulla donna, e la totale assenza quell’alone di sfiga che davano – e danno tutt’ora – in omaggio con gran parte della saggistica cattolica. Chiesi il contatto dell’autrice, mandai una mail. Il passato remoto è perché è passata più o meno un’era geologica.

Ricordo dove ero quando Costanza mi telefonò. Da Yamamay, alla ricerca di un paio di slip lasercut. Da lì venne fuori la prima di una lunga serie di interviste, ogni volta che ha pubblicato un libro ho scritto almeno un articolo, se non di più e poi post, presentazioni, e chi più ne ha più ne metta, a casa ho uno scaffale chiamato “regali” che contiene libri che acquisto per essere regalati e metà sono suoi. Ma da lì venne fuori anche qualcosa che è riduttivo chiamare amicizia (per dare l’idea, dico solo che io io la ho addirittura vista struccata, e posso testimoniare che l’unica differenza che si nota sono gli occhiali), per questo dico subito che comprendo la – legittima – obiezione di chi dice “sai che novità, la Frullone che ci viene a proporre un libro della Miriano”.

La sua ultima fatica però, vale davvero la pena. Non che i precedenti non l’avessero (anche se qualcosa da obiettare su “obbedire è meglio” potrei anche trovarla), maBenedetto il giorno che abbiamo sbagliato” è il libro che tutti dovrebbero leggere. Non tutti quelli con il matrimonio in crisi, non tutti quelli che vorrebbero fuggire ovunque purché lontano dal coniuge, tutti, anche quelli non sposati, non fidanzati, e persino non credenti. Per diverse ragioni. Per il tema innanzitutto, il vero titolo del libro poteva essere “perché il divorzio non è una soluzione” e ci vuole coraggio a scriverlo, non basta il quadricipite da runner, ci vuole del fegato perché non ne parla più nessuno, nemmeno in casa cattolica, il referendum di 50 anni non ha solo legalizzato la pratica, la ha completamente sdoganata, il dissenso degli anni del referendum si è polverizzato velocissimamente e le coscienze sono state narcotizzate, introiettato l’equazione legale=giusto, anzi buono. Il risultato è che oggi si fa persino fatica ad ammettere che i figli soffrono se i genitori si separano.

“Dipende da come ci si separa, dipende dall’età dei figli”.

No. Il quanto si soffre dipende da molte variabili, è vero, ma il se si soffre, purtroppo non esiste, si soffre sempre. Soffre chi resta, soffrono i figli, soffrono i parenti, soffre anche chi si ne va. E’ nel pacchetto. Secondariamente scrivere questo libro significa toccare corde delicatissime, dire a persone anche amiche, amiche strette, a cui si è legati da affetto fraterno, che tutto si vorrebbe fuorché soffrissero, esattamente quello che non vorrebbero sentire. Significa parlare di indissolubilità a chi vive sulla propria pelle delle fatiche atroci, pesi della propria storia passata non ancora risolti, tradimenti o tentazioni di tradimento, problemi di dipendenze, fatiche psichiche, problemi legati ai figli che vanno a incrinare quell’unione sacra logorandola e trascinandola in un baratro. Significa dire che non solo la soluzione non è non dirsi addio, ma benedire quella fatica perché porta a qualcosa di più grande. Certo, questo è accettabile solo nell’ottica del cielo, nell’ottica della vita eterna, ma c’è forse qualcosa di meno in ballo?

Questo libro restituisce giustizia non solo a chi si impegna a vivere il proprio matrimonio o la propria separazione – magari subita – in modo cristiano, ma a vivere ogni giorno la propria vita in modo cristiano. E qui viene il terzo punto. Questo libro è per tutti perché parla di come stare davanti ad una fatica che il mondo ti propone semplicemente di aggirare, di saltare come un ostacolo lungo la corsa. Eppure lì dentro c’è la storia che Dio ha scritto con la nostra stessa vita, con gioie dolori ed errori. Una storia che sempre generato vita. E che merita parole più vere di quelle illusorie che offre il mondo.

Raffaella Frullone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *