La cosa più bella dell’Irlanda restano gli irlandesi
Ormai da diversi anni, in famiglia abbiamo capito che la vacanza giusta per noi è la modalità Fly and Drive: a marzo decidiamo insieme la meta per luglio (votazione segreta e rigorosa), ad aprile prenotiamo voli, auto a noleggio ed alberghi per tutte le notti…una volta arrivati a destinazione, realizziamo il tour che abbiamo in testa aggiungendo ogni giorno tappe impreviste con l’aiuto di cartine ancora stampate (io e mio marito) o con la lettura di recensioni online furbe e selezionate (nostro figlio Leo).
Quest’anno la meta è stata l’Irlanda, soprattutto da Dublino alla zona sud-ovest-nord, in pratica sono stati esclusi solo Belfast e l’Irlanda del Nord.
Se potesse servire a qualcuno, riassumiamo le tappe della nostra bellissima esperienza:
1° giorno, volo all’alba per poter sfruttare l’ora di fuso orario (a Dublino una in meno) e per poter dedicare una giornata intera alla capitale dell’Eire. Con una guida italiana appassionata di storia (e chi si somiglia si piglia) abbiamo percorso la bellezza di 20 km a piedi sentendo raccontare la narrazione dell’isola, partendo dagli insediamenti gaelici, passando per le invasioni vichinghe-anglonormanne-romane, approdando ovviamente al dominio inglese ed alla lotta per l’indipendenza arrivata in maniera completa nel 1949. La nostra guida ha riempito i racconti di volti memorabili: Saint Patrick con il suo tentativo di evangelizzare l’isola dai druidi, Daniel O’Connell e la difesa dei cattolici, Michael Collins con l’IRA ed il ricordo della strage di Pasqua. I luoghi da visitare (ma chissà quanti ne ometto…) sono: il Trinity College (con la libreria da urlo), la cattedrale Saint Patrick, la Christ Church, il monumento a Molly Mallone, il monumento a Oscar Wild, il quartiere georgiano, il lungo fiume Liffey ed il vascello per le traversate transatlantiche durante la carestia, il Phoenix Park, il quartiere dei musicisti, il pub dell’IRA, il pub degli U2 quando non erano gli U2, tutti i musei (quello archeologico e quello di storia naturale soprattutto), la fabbrica della Guinness ed una distilleria a scelta, il General Post Office, il castello. Notte a Dublino.
2° giorno, contea di Wicklow con il Courtsummer gardens, le cascate ed il lago di Glendalough: inizio del tour perfetto per prendere le misure con le temperature fresche, la pioggia improvvisa, il sole altrettanto improvviso. Si raggiunge Kilkenny.
3° giorno, Kilkenny: cittadina medievale in cui il tempo sembra si sia fermato lungo il suo miglio centrale che parte dal castello, termina con la cattedrale di San Canice ma tocca locande con insegne tipiche che fanno tornare all’anno 1000. Passando dalle grotte di Mitchlstown e vagabandondando per Cork (Black Rock Castle e quartiere delle case colorate), si arriva a Killarney. Notte a Killarney.
4° giorno, immersione in Killarney e nel suo National Parc dove le cose da fare sono: visita a piedi alle cascate di Torc, giro in carrozza d’epoca, visita all’abbazia di Muckross, visita al Ross Castle, partenza in barchetta per Inissfallen Island ove vivono solo cervi e daini, trekking al Gap of Dunloe. La giornata è stata una delle più memorabili: Irlanda vera, pochi turisti, tanta natura, le rovine di abbazie francescane…un mix da urlo. Notte a Killarney.
5° giorno, il famoso Ring of Kerry (200 km tra prati e scogliere) ma anche il bellissimo seppur meno famoso Skelling Ring (pascoli e farm pittoresche). Personalmente consiglio di percorrere il Ring of Kerry in senso orario per due motivi: primo motivo i pullman lo percorrono per convenzione in senso antiorario quindi ve li troverete di fronte e dovrete trovare delle aree di sosta per farli defilare ma questo è forse più comodo e semplice rispetto ad averli davanti nella stessa direzione e doverli magari superare in stradine di pessima campagna, secondo motivo il senso orario permette ai viaggiatori diversi dall’autista di avere sempre scogliere e mare ben visibili alla propria sx (causa la guida opposta alla nostra…già che ci siamo, obbligatorio il cambio automatico, in altre parole il cambio manuale vi rovina la vacanza). In senso orario incontrerete, villaggi colorati di pescatori: Kenmare, Sneem, Waterville, la spiaggia di Derrinane, le scogliere del Kerry (talmente impressionanti da essere state teatro di alcune scene di Harry Potter e di Star Wars), Portmagee ed il ponte per Valentia Island, Cahersiville con castello e forte, Killorglin e chiusura del cerchio sempre a Killarney per la seconda notte.
6° giorno, direzione nord con attraversamento di un fiordo grazie ad un caratteristico ferry boat e viaggio verso le costiere di Mohers (formate da depositi fluviali, lasciano senza parole), infine passaggio per la zona lunare del Burren. Arrivo e notte a Galway con visita della città by night così da assaporare l’aria multietnica, artistica e vivace di una cittadina indimenticabile (i pub da non perdere sono Il Quay’s ed il TighNeachtains, la passeggiata da fare è lungo il fiume che ricorda i navigli milanesi). Notte a Galway.
7° giorno, isole Aran che si raggiungo con un traghetto a 30 km da Galway e poi si visitano rigorosamente a piedi, in bici o in calesse. Non esistono sulle isole, mezzi a motore. Ma esistono migliaia di pecore e di conseguenza dei maglioni di lana unici in tutto il mondo (partite con la valigia semi vuota e la riempirete solo di articoli bellissimi). Seconda notte a Galway.
8° giorno, tour del Connemara: regione selvaggia, tanto verde, tanti animali ed una sola cittadina Clifden da cui parte l’anello della Sky Road. Sosta nelle spiagge bianchissime di Dogs Bay e Gurteen Beach. Nella regione si deve assolutamente visitare l’abbazia di Kylemore dei duchi Mitchel, esempio di luogo in cui a cavallo del 1800-1900 è avvenuto un tentativo efficace di mecenatismo e di protezione dei poveri della zona. Attraversamento da ovest a est di tutta l’Irlanda e ritorno a Dublino con partenza il giorno dopo (dal Connemara alla capitale sono tre ore di strada). Notte a Dublino.
9° giorno, rientro in Italia.
Alcune ovvietà: il meteo dell’Irlanda è fatto da un cielo “che si spulcia alla luna” ossia un cielo che propone pioggia torrenziale poi sole poi nebbia infine vento, tutto in meno di 60 minuti. Inutile dire che in viaggi come questi non esiste il meteo brutto ma esiste l’equipaggiamento brutto: obbligatori scarponcini da trekking, kway, panta kway. Inutili, perché volano, cappelli ed ombrelli. Molto meglio i buff per proteggere il collo. Il cibo, ecco non è proprio la dieta mediterranea che amiamo tanto: frutta e verdura sono carissime perché tutte di importazione, il sole è troppo assente per far maturare piante e ortaggi. In compenso la birra fa dimenticare l’Italia al primo sorso: dalla Guinness (attendere sette minuti prima di berla perché possa passare dal color rubino al nero) a tutte le bionde. Se poi terminate il pasto con un bicchierino di whisky, allora anche fish and chips diventa decente. In alternativa sempre hamburger. Lo confesso, io vegetariana dopo essere morta di fame sia in Islanda sia in Scozia, sono partita con le porzioni di cereali precotte in valigia (orzo, farro, riso).
Ma adesso quanto promesso nel titolo: gli irlandesi sono speciali. Inutile, non è suggestione, loro sono davvero un popolo che ha dovuto difendersi da invasioni e da oppressori, quindi hanno un senso di appartenza fortissimo: i ragazzi non giocano a calcio anzi boicottano il football perché sport inglese ed invece imparano il calcio gaelico (avvincente al massimo).
Sono stati immigrati chissà da dove, sono stati contadini poverissimi, sono stati allevatori quasi altrettanto poveri, sono stati operai sfruttati e soprattutto sono stati emigrati…in tutto il mondo. Questo li rende in patria accoglienti all’ennesima potenza. Non è possibile incontrare un irlandese senza riceve la domanda iniziale “How are you?’”. E la cosa stupefacente è che sono autenticamente interessati alla risposta. Loro ti sorridono e ti guardano, sembrano scrutarti, vogliono essere sicuri che “all is fine” non solo ad un tavolo di ristorante ma anche in un fioraio o per strada.
A Killarney ho avuto una fastidiosa congiuntivite, appena ho spiegato il mio fastidio, il direttore dell’albergo mi ha noleggiato gratuitamente una bici per raggiungere la farmacia ed acquistare il collirio. Sono stata via un’ora, al mio ritorno lui era sulla porta dell’hotel a chiedermi “Hai trovato cio’ che cercavi? Ora starai meglio?”
Sulle isole Aran, l’ingresso al forte aveva un prezzo fisso per adulti ed uno per bambini. Alla cassa mi hanno fatto pagare solo i due adulti, quando ho chiesto come mai avessero contato Leo gratis mi hanno risposto “Perché si vede che studia”.
E poi ci sono gli italiani diventati irlandesi: giovani che hanno iniziato a conoscere il paese anni fà con viaggi studio per imparare la lingua inglese e che poi là hanno trovato lavoro (stipendi alti, pressione fiscale bassa). Sono italiani che ci hanno accolto con entusiasmo e senza nostalgia, con amicizia e con amore per il confronto. A Galway un cameriere pugliese diventato recentemente socio del locale, ci ha spiegato quanto sia importante per gli Irlandesi stare insieme e monitorizzarsi l’uno l’altro per esempio evitando eccessi di bevute. A Clifden un barista napoletano ci ha spiegato come sia normale nelle cittadine affrontare ancora le difficoltà insieme a chi non appartiene strettamente alla tua famiglia: il vicino di casa ti salva da una infiltrazione, l’amico che abita lontano si presenta comunque a casa tua per rifare il tuo tetto.
Nel viaggio di ritorno io, mio marito e nostro figlio abbiamo dormito come tre sassi anche perché sveglia alle 7 e percorrenza media al giorno di 300-400 km di strada di campagna, non è esattamente il relax di cui avevamo bisogno…ma nel nostro dormire sull’aereo è tornato tutto: il verde della natura, il bianco dei visi, l’arancione dei capelli…in pratica ci ha fatto visita nei sogni, la bandiera dell’Eire…
Buon viaggio a tutti.