Gesù Cristo, la Fede, le Olimpiadi di Parigi e #solocosebelle
Alle polemiche di questi giorni sulla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi, della quale non diremo qui niente proprio per non fare il loro gioco, ovvero, grazie alla polemica far sapere quello che è successo, rispondiamo però oggi alla Centuplo, alla #solocosebelle con un editoriale composto da due post di due nostri blogger. Perché il bello c’è, anche alle Olimpiadi, Cristo c’è, dietro i labiali e sulle collanine e nessun goffo tentativo di nasconderlo, o peggio insultarlo, riuscirà ma a trionfare su di Lui e quindi su di noi.
E allora… condividete coi vostri amici, sui vostri profili social questo articolo e non rimandate più gli articoli che sono contro la vostra Fede, le vostre idee anzi, neanche commentateli perché così facendo fate il loro gioco, gli fate un favore!
Prima di essere un atleta sono un Cristiano Ortodosso
Per fortuna la “bizzarra” apertura dei Giochi Olimpici è stata compensata già oggi da immagini significative e completamente opposte.
Questa bella foto di Novak Djokovic con la croce della catenina durante la prima partita di queste Olimpiadi 2024, mi ricorda quanto disse nell’aprile 2011, quando ha ricevuto l’ordine di San Sava dal patriarca della Chiesa ortodossa:
“Questo è il titolo più importante della mia vita, perché prima di essere un atleta sono un cristiano ortodosso”.
Il riconoscimento gli è stato conferito soprattutto per aver contribuito a livello finanziario al restauro degli edifici religiosi nella sua Serbia natale.
E della sua fortuna milionaria, non esita a farne dono per i senza tetto e i più poveri: “I soldi non sono un problema per me, ho guadagnato abbastanza da poter nutrire tutta la Serbia, volendo”.
Senza dimenticare (cosa che molti hater italiani dimenticano) che nell’aprile 2020 donò un milione di euro a due ospedali della Lombardia per l’emergenza in corso, confermando il suo strettissimo legame con il nostro Paese.
Sebastiano Alicata
Una ragazzina col casco da skate si esibisce alle Olimpiadi di Parigi.
Il sottopancia in diretta tv spiega: è Rayssa Leal, gareggia per il Brasile.
Lei capisce di essere inquadrata dalla telecamera, saluta, poi fa dei gesti, parla nel linguaggio dei segni, lo accompagna col labiale, poi sorride e se ne va. Ciaone a tout le monde.
Ma chi è? C’ha detto?
Rayssa ha sedici anni e una bravura stratosferica sullo skateboard.
È la nuova stella del Brasile, perché con lo skate non corre, ci vola proprio, ci piroetta, provocando l’ammirazione sempiterna di quelle come me che s’introppicano da ferme.
Giovanissima, bellissima Rayssa.
Con qualche milione e rotti di followers sui social, copertine di giornali con la sua faccia, contesa dalle grandi marche per farne la protagonista pubblicitaria acchiappagggiovani. Mica cotiche.
Che uno dice, sta ragazzetta sarà frastornata parecchio, chissà cosa vuole davvero, chissà se lo sa.
‘O sa, ‘o sa. ‘scia stare.
Per fugare dubbiperplessità sulla capacità cognitiva dei giovani moderni, e sua nella fattispecie, ieri Rayssa di fronte al mondo che guardava la diretta delle Olimpiadi ha detto giusto appena quello in cui crede: Jesus é o Camhino, a Verdade e a Vida.
Minzica.
Però siccome è vietato parlare apertamente di credo religioso, lei l’ha detto nel linguaggio dei segni.
Stai a capi’, altro ché, la ragazzetta.
Rayssa crede, è cristiana evangelica, non si vergogna di parlare della sua fede, sa che corre il rischio di rimetterci parecchio.
Ma a lei frega niente, perché quando hai capito in Chi sta bene il tuo cuore, Lo difendi senza compromessi.
E mo, specchiamoci.
Only the brave.
Grazie Ray’, che voli forte, credi forte, sorridi forte.
La vittoria più bella ce l’hai già in tasca, non la mollare mai.
Lisa Zuccarini