Le Suore Calasanziane oggi nel mondo: intervista da Il Cittadino di Genova
“Costruire il futuro, aperte allo Spirito e con il cuore sulle orme dei nostri Fondatori” è il messaggio del XIX Capitolo generale della Congregazione delle Figlie Povere di san Giuseppe Calasanzio, dette Calasanziane, religiose che seguono Gesù Cristo con la professione dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza e tendono alla perfezione cristiana, secondo la spiritualità e la missione ad esse affidate dal fondatore Monsignor Celestino Zini, scolopio, e della fondatrice, la Beata Celestina Donati, dedicandosi ad istruire, nella pietà e nelle lettere, sull’esempio di San Giuseppe Calasanzio, con la particolarità specifica dell’accoglienza, educazione e protezione di quei bambini e giovani in situazione di bisogno e di abbandono.
Il XIX Capitolo, svoltosi a Roma dal 2 al 17 luglio, è stato chiamato a discernere, alla luce dello Spirito, le modalità adeguate a custodire e rendere attuale, nelle diverse circostanze storiche e culturali, il carisma e patrimonio spirituale secondo lo spirito della Fondatrice Celestina Donati.
Unendo lo spirito contemplativo alla vita apostolica, le Suore Calasanziane testimoniano con entusiasmo il Vangelo di Cristo, coltivando quelle virtù proprie che caratterizzano il carisma a loro affidato dai loro fondatori: coltivano, ad esempio della loro fondatrice, una speciale fiducia nella Divina Provvidenza senza voler
altro che la volontà divina; l’amore fedele a Gesù Crocifisso, come icona di amore perfetto e di donazione totale agli altri; lo zelo e il culto all’Eucaristia, mediante l’adorazione quotidiana; l’amore e la devozione filiale alla Madre di Gesù, Maria santissima.
Le Suore Calasanziane svolgono il loro apostolato nella scuola, unificando cultura e pietà, per una crescita integrale dei bambini e dei giovani; nelle opere parrocchiali, in collaborazione con i parroci e laici delle comunità locali, soprattutto nella catechesi dei bambini, dei giovani e delle famiglie. Si dedicano, particolarmente, alle opere assistenziali, attraverso le case famiglia e centri diurni, dedicandosi all’accoglienza, cura, protezione ed educazione dei bambini e dei giovani che si trovano in qualsiasi stato di abbandono e bisogno umano, spirituale, familiare e sociale.
L’assemblea capitolare ha eletto la nuova Madre Generale: Madre Marilia Evangelista Lima e, tra le consigliere, anche la genovese suor Tiziana Barattini, classe 1979, cresciuta all’Istituto san Giuseppe Calasanzio di Cornigliano sotto lo sguardo di padre Piergiorgio Olivieri, padre Damiano Casati, padre Albino Zanol, padre Celestino Springhetti, padre Alberto Favilli, padre Ugo Barani e padre Paolo Bertollo. Dopo la scuola media e il liceo scientifico nella realtà scolastica di Cornigliano,
Tiziana accoglie la chiamata ed inizia il suo percorso all’interno della congregazione delle suore Calasanziane a Roma. Un percorso ricco di emozioni che vede la religiosa impegnata quotidianamente nella crescita delle nuove generazioni all’interno della casa famiglia dell’Oasi Celestina Donati e nella scuola primaria interna come docente: una missione, come sottolinea sempre suor Tiziana, con lo sguardo sempre proteso al Signore e all’essere Chiesa. E la spensieratezza, la solarità e la bontà degli anni della scuola media e del liceo non sono scomparsi in Tiziana, ma si sono uniti alla maturità, alla competenza e alla più alta forma di generosità attraverso il servizio ai più piccoli, fragili ed indifesi.
La sua missione non si ferma ai confini della capitale, ma si spinge lontano: la congregazione è internazionale e le suore Calasanziane operano anche in Brasile, in Romania, in Nicaragua e in Congo, sempre in realtà sociali dove il bisogno educativo rende davvero importante la loro presenza.
Raggiungiamo telefonicamente suor Tiziana al termine del XIX Capitolo e le poniamo alcune domande.
Perché ha scelto proprio l’ordine religioso delle Calasanziane?
Ho scelto la congregazione delle suore Calasanziane perché da adolescente sono rimasta folgorata dall’intuizione di san Giuseppe Calasanzio di cambiare il mondo attraverso l’educazione dei piccoli. E ho trovato, nelle suore Calasanziane, donne che, con cuore di madre, nelle periferie, lavorano con semplicità e con allegria, ogni giorno, tra i più piccoli e sofferenti.
Cosa vi caratterizza e vi differenzia dalle altre congregazioni che si occupano di educazione?
Ho già parlato prima del fatto che ho trovato, in ogni calasanziana, un cuore di madre. Questa è la prima cosa che ci dona un’identità tutta nostra: molte delle nostre case sono case di accoglienza nelle quali i bambini con differenti tipi di disagio vivono per un periodo della loro vita. Non sono famiglie. Le chiamiamo Oasi
perché sono luoghi di ristoro, nei quali i bambini che arrivano, affaticati e sofferenti, trovano calore, cura e risposte ai loro bisogni. Trovano un ambiente caldo, non perfetto, ma genuino e allegro, che mette al centro la crescita di ognuno di loro. E quando è tempo, li aiutiamo a riprendere il cammino, a lasciare l’Oasi e
ripartire sulle strade della vita, tornando a inserirsi in una realtà familiare.
Ha lavorato soltanto in comunità di accoglienza?
No, i nostri centri educativi ospitano vari servizi coordinati e integrati tra loro, non soltanto le comunità. Un’altra esperienza meravigliosa che ho fatto è stata
quella di insegnare alla scuola primaria. La scuola e le comunità di accoglienza sono due realtà che convivono spesso nelle stesse Oasi con un progetto
unitario e complementare, dove ogni servizio arricchisce e qualifica l’altro. Per questo la scuola diventa un luogo accogliente per i bambini delle comunità che
spesso hanno bisogni educativi speciali. Allo stesso tempo, i bimbi del quartiere che frequentano la scuola fanno una rara esperienza di integrazione e di normalizzazione delle differenze che permette loro di acquisire, semplicemente andando a scuola, valori e competenze sociali che li accompagneranno per tutta la vita.
Perché, secondo lei, la vita consacrata è in Italia una scelta di vita così poco comune?
Sicuramente ci sono ragioni socio-culturali. Ma penso anche che la bellezza della vita consacrata calasanziana sia poco conosciuta. Penso che la chiamata a donarsi
con gioia e in pienezza dia una opzione sempre attuale e sempre forte. Ma la nostra congregazione non è molto visibile. Se le giovani vedessero e toccassero con mano quanto è bello vivere donando la vita a Dio nel servizio ai piccoli, se comprendessero la meraviglia di essere strumento dell’amore di Dio, la Sua mano che accarezza i bambini, provvidenza che riempie il vuoto affettivo ed educativo, sorriso che sospinge e mano che sorregge, forse la scintilla della chiamata accenderebbe i loro cuori. Ci stiamo interrogando su questo: il centro della nostra vita e del nostro impegno sono sempre stati i bambini, a loro dedichiamo tutte le
nostre energie, ma forse dovremmo utilizzarne un po’ anche per raccontare e condividere la bellezza vocazionale della nostra missione.
Enrico Canepa su IlCittadino
Le suore Calasanziane in Africa sono presenti in Nicaragua e in R.D. del Congo
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Con la nuova Madre Generale, altre suore del consiglio nazionale e i laici calasanziani, parleremo del Carisma Calasanziano a Radio Mater nel programma “Solocosebelle”, martedì prossimo 23 luglio dalle 17.45 alle 18.45 in streaming su https://www.radiomater.org/it/streaming.htm