Vita – un racconto di Benedetta Bindi
“Ama la vita più della sua logica, solo così ne capirai il senso.(Fedor Dostoevskij)
Oggi sono seduto davanti alla mia scrivania, con carta e penna in mano, e scrivo. Mi è parso necessario. Compio ottantasei anni, non pensavo di arrivarci, e invece eccomi qui.
Io, Mauro, ancora in piedi con tanti anni di lavoro da medico sulle spalle. Ho avuto da mia moglie due figli gemelli: Luca e Emilio.
Tutto quello che ho fatto nella vita, l‘ho fatto nella convinzione di essere dentro il progetto di Dio. Nessuno giorno l’ho trascorso, senza ricordarmi di essere credente. In sala operatoria era dura, al punto che a volte, volevo quasi cambiare lavoro. Ma erano solo momenti, poi mi ripetevo la solita frase: ”Sono certo che c’è un luogo dove quello che uno ha fatto in questa vita conterà, dove coloro che non hanno potuto fare tutto quello che volevano, e hanno vissuto nel bene, potranno realizzare i loro sogni”.
San Paolo l’ha detto, che il corpo risorto sarà simile al corpo morto, così come la spiga di grano è simile al chicco. Penso ci sia un altrove che perfezioni le cose. Maddalena, mia moglie, la immagino a dipingere e a insegnare arte, lei è morta troppo presto, quando aveva ancora tanto da dare. I miei figli, i miei pazienti, i miei amici, e voi nipoti, siete stati l’impugnatura per reggermi e andare avanti.
Di questa vita non sempre ne ho capito il senso, ma ho sempre sperato che quello che facevo ogni giorno ne avesse, al di là del suo esito.
Se noi guardiamo sempre e solo in una direzione, ingannarci è facilissimo, ricordatelo.
Vengo da una famiglia di Padova, mio padre era un uomo molto autoritario, voleva che lavorassi nella fabbrica di lacci per scarpe della sua famiglia. Ho dovuto litigare, scappare in un’altra città. Cosa sarebbe successo se davanti alle aspettative dei miei genitori, non avessi avuto il coraggio di dire di no?
Che uomo sarei stato se invece di seguire il sogno, che mi teneva sveglio la notte, avessi seguito quello di mio padre?
Non è vero che ce la puoi fare, anche se hai numeri. Il contesto è determinante. Mia zia di Roma mi ha accolto a casa sua, è stata una seconda madre per me. Non sarei diventato un dottore senza di suo aiuto.
Scrivo questi pensieri per voi Claudio e Marta. Tu ragazza mia hai preso la maturità e non sai ancora cosa fare, non farti condizionare da tuo padre, mio figlio, che ti vorrebbe già dentista come lui. L’altro giorno eri piuttosto afflitta, mi hai detto che sei indecisa, che non ti immagini a passare le giornate a fare carie e impianti, pensaci te lo ridico. Quando non si ha le idee chiare sul proprio futuro, è bene aprirsi alla conoscenza, alle esperienze, qualsiasi esse siano. Vai all’estero, impara lo spagnolo come desideri, e poi fai la tua scelta. Io ho sempre detto anche ai miei pazienti :”Non è vero che il mondo è terribile, dipende da quale mondo ti fai”.
Se domani mattina io non mi svegliassi più, perché cari nipoti miei, non vi nego che sento il mio corpo cedere, posso dirvi che non mi sono rassegnato un solo giorno, a non apprezzare, anche per pochi minuti, un poco di felicità.
Un fiore che sboccia, il caffè del mattino, una birra ghiacciata con un amico, un sorriso. Nelle cose semplici troverete maggiore bellezza!
Scappate dai falsi miti, a breve faranno santo Carlo Acutis, un ragazzo che non ha fondato un ordine, non si è fatto prete, non ha mai predicato, ma ha tanto amato. Alla sua beatificazione c’erano già così tante persone, che anche i loro genitori sono rimasti stupiti di quanto fosse popolare. Era un prodigio della comunicazione e del linguaggio informatico, lo ha utilizzato per diffondere il vangelo e il culto per l’Eucarestia. Lui è un influencer da seguire, un esempio di santità alla quale dovete sentirvi vicini, e avere accesso.
Vi abbraccio, è ricordatevi:” la vita è come una canzone, va scritta con sentimento, con il cuore, non con le regole!”