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Quando a Jasmine Paolini dicevano che era bassa…

C’è una canzone nell’ultimo album delle The Warning che ho imparato ad amare col tempo. Si intitola “Six feet Deep”.

Da ieri la collego a Jasmine Paolini. Alle sue imprese fatte di tenacia, di provenienza da una famiglia che sta tra Lucca, la Polonia e il Ghana. La mamma infatti ha questa doppia origine. Il suo tennis non è vendicativo. Le dicevano che era bassa. Che non avrebbe avuto speranza con le colosse della racchetta. Lei se n’è semplicemente e bellamente fottuta e ha continuato a legnare con una potenza che la vorresti accanto per sparare qualche pallettata a qualcuno che non digerisci.

Ecco perché la collego a quella canzone. Nel video si vedono le tre ragazze da piccole alle prese con un demone feroce in una casa. Rappresenta tutti quelli che dicevano che non avevano speranze, non potevano pensare di coltivare il sogno di suonare. E invece loro ci sono riuscite e dicono proprio “ora tu che critichi lo fai da sei piedi sottoterra”.

Perché chi è penalizzato da qualsiasi limite, quando arriva sfidando la vita e la fisica, non è incavolato, è solo sorridente. Come Jasmine. Lei è in finale di Wimbledon. Gli altri sono ancora lì a cercare il difetto come fanno anche con Sinner. Poveri infelici che vivono nutrendosi delle briciole d’ombra degli altri.

Chissà se Jas ascolterà le the Warning. Spero di sì. Si somigliano più di quanto si pensi.

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