cultura

Tarantelle: “il Befolko” e Riccardo Pasquarella

Il dialetto romanesco e quello napoletano vanno a braccetto in una splendida canzone: Tarantelle.

L’interessante esperimento linguistico-musicale, peraltro perfettamente riuscito, è ad opera dei musicisti Roberto Guardi ‘Il Befolko’ (napoletano: voce, chitarre acustiche, percussioni) e Riccardo Pasquarella (romano: voce, basso elettrico, chitarre elettriche, chitarre acustiche, tastiere). Il titolo del brano, peraltro, non fa riferimento all’omonimo genere di musica popolare che accomuna le due culture musicali in questione, bensì alle discussioni, ai litigi, alle tensioni da evitare ad ogni costo, che spesso sono motivo e causa di malumori e dissapori che guastano la nostra vita.

Nella canzone si alternano dunque i due idiomi, e mentre la parte del testo affidata alla lingua romanesca pone dubbi e annose questioni irrisolte della vita, quella in napoletano indica la strada per affrontarle e risolverle. La prima strofa in dialetto romanesco, cantata da Pasquarella, è accompagnata ritmicamente da un accattivante beat in sincope di semicrome, affidata ai registri bassi della chitarra elettrica (l’impianto rock del brano è già evidente). Il successivo intervento vocale, segnato da un cambio di ritmo, è in napoletano, cantato da Guardi, e funge da efficace ed elaborato ponte per giungere al ritornello melodicamente significativo (caratterizzato da un prezioso controcanto in falsetto), in accordo con la tradizione napoletana. La seconda strofa ripropone il dialetto romanesco, che si appropria ora linguisticamente del ponte (quasi ad intendere di aver compreso ‘la lezione’: e lascia perde ste tarantelle!), per fare strada con maggior forza al ritornello, gestito di nuovo da ‘Il Befolko’, e coronato infine da una ripetizione modulata, capace di imprimere, in chi sa ascoltare, la chiave di lettura del brano:

staje chino e nureche, staje chino e mbruoglie,

ma che te vieste? Pecchè nun te spuoglie?

E lieva a miezo tutte e ttarantelle, zucate na caramella,

cu e mmane ncoppo o core dalle semp nfaccia, tanto già te saccio.

L’invito del testo del ritornello è diretto e forte, e si rivolge a ciascuno di noi, attraverso la fenomenale capacità comunicativa del dialetto napoletano. Confesso, seppure da romano, di subire maggiormente la fascinazione di questa lingua, rispetto al dialetto romanesco. Oltretutto, da insegnante, ho la fortuna di stare a contatto col personale scolastico della mia scuola che è prettamente napoletano, o comunque campano, e ciò mi ha permesso di approfondire lo splendido idioma partenopeo, ricco di preziosi idiomi e allegorie. Una libera traduzione del ritornello potrebbe dunque essere la seguente: «se sei pieno di nodi irrisolti, di tensioni irritanti, a che serve aggiungere, meglio sottrarre. Fai piazza pulita di tutte le tarantelle che angosciano la tua vita e vivi in serena semplicità, come se stessi a sorbire una caramella. E con la mano sul cuore abbi il coraggio di essere te stesso. So che ne sei capace».

Mi permetto di definire questa canzone come potente ‘anti-tormentone’, in quanto capace di veicolare, attraverso un motivo accattivante anche contenuti di livello.

Aspettiamo con impazienza le altre proposte nell’album Core (uno dei pochi termini che nei due dialetti si pronuncia esattamente allo stesso modo) – in uscita per Aventino Music di Claudio Scozzafava – scritto e suonato da questa inedita, eclettica e complementare coppia musicale; ma per ora, godiamoci il singolo Tarantelle, e mi raccomando, questa estate spariamocelo a palla, e via di mezzo tutte e ttarantelle!

A seguire, il link youtube per chi volesse subito ascoltare il brano (peraltro disponibile anche sulle piattaforme music.apple.com e open.spotify.com):

(Aventino Music, 2024)

Eduardo Ciampi

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