cultura

Ascoltando le vostre parole – un racconto di Benedetta Bindi

“Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche.” JEAN-PAUL SARTRE

Parlare è un potente psicofarmaco, il più forte in commercio. Insonnia, ansia, attacchi di panico, possono sparire dialogando. Io per lavoro traduco in parole la sofferenza degli altri, così guarisco i miei pazienti.

Ludovico aveva quindici anni, quando è entrato per la prima volta nel mio studio.

Sembrava un reduce di guerra, con quel braccio destro penzolante. Non riusciva a guardarmi negli occhi, come se portasse il peso di una colpa troppo grande. Una mattina si è svegliato, e il suo arto era totalmente bloccato. All’epoca era il miglior talento del circolo sportivo, nel quale suo padre era socio. Aveva soli cinque anni, quando ha iniziato a tenere la racchetta in mano. Cresceva mettendo nell’ombra avversari più grandi, più esperti, prometteva bene. Era la gioia di suo padre, il figlio tanto atteso era un vincente! Tutto è andato liscio, fino a quando il suo braccio non ha ceduto.

In tanti andavano a vederlo ai tornei. Suo padre a ogni punto che il figlio infliggeva all’avversario, si girava verso le tribune, come fosse opera sua, come se il talento fosse una questione di ereditarietà. Questo mi ha confessato il ragazzo piangendo. “Io desideravo che mio padre mi sorridesse, o che rivolgesse i suoi occhi su di me. Mi sentivo solo un trofeo. Non mi domandava mai se ero stanco, se ero felice. Io dovevo vincere e basta. A un certo punto ho sperato che si ammalasse, non lo sopportavo più”

Ludovico per anni ha trattenuto le parole, quelle si sono sedimentate in lui diventando lacci, così stretti da impedirgli di muovere il braccio destro.

Sua madre capiva che la pressione su di lui, da parte del padre era eccessiva, che stava rinunciando alle uscite con gli amici, allo studio. Lei si presentava raramente ai tornei, diceva che aveva sempre qualcosa da fare. Ludovico mi ha parlato delle liti tra i suoi genitori, soprattutto quando ha iniziato il liceo.

“In due o tre materie ero scarso, gli allenamenti erano sempre più intensi, la sera mi addormentavo con il libro in mano. Mia madre voleva che avessi più tempo per me. Mio padre gli rispondeva che dovevo avere due vite. Gli allenamenti per lui erano sacri, e non dovevo saltarli mai”.

Ricordo ancora le sue parole: “lunedì mi sono svegliato ed ero bloccato, il mio braccio destro paralizzato. Panico, mio e dei miei, la corsa al pronto soccorso, un turbinio di analisi, tac, per poi sentirmi dirmi dal neurologo che dovevo andare da uno psicologo. Mi deve aiutare dottore, io sto impazzendo”.

Dopo qualche seduta sono venuto a capo del problema.

Il braccio del ragazzo si era bloccato, perché lui era stanco di giocare a tennis. Ludovico era diventato una proiezione del sogno di suo padre. Il corpo del ragazzo l’aveva capito, la mente gli resisteva.

L’altro giorno ho ricevuto un’email da lui. Adesso ha ventisei anni, vive a Zurigo, lavora nel marketing di un’azienda che produce scarpe da ginnastica.

“Penso ancora con affetto a lei dottore, con i suoi capelli bianchi arruffati, e i suoi occhi scuri che alle prime sedute temevo, tanto mi pareva mi scrutassero l’anima. Mi ha salvato, mi ha permesso di aver il coraggio di parlare, invece di stare zitto e far decidere agli altri il mio destino. Mia moglie attende un bambino, ci tenevo a dirglielo. Io padre, ancora non mi capacito! Non spingerò mai il mio piccolo verso il mio di sogno, ma verso il suo. Ho capito grazie a lei che le parole non dette, si convertono in fenomeni somatici, in sofferenza. Spero di avere un buon dialogo con mio figlio, desidero che a casa mia circolino parole! Grazie ancora, è opera sopratutto sua se adesso sono un uomo felice”.

L’esperienza della parola implica l‘ascolto, questo ho fatto con Ludovico, non altro, questo non faceva suo padre.

Sant’Agostino diceva:” Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità”, quella alla quale cerco di arrivare, con ogni mio paziente.

Solo dentro di sé l’uomo incontra Dio, fuori c’è solo il suo ego.

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