L’Atletica leggera non è il tennis e neanche il calcio
Se l’atletica leggera avesse la visibilità ed il prestigio mediatico del tennis o del calcio, oggi sarebbe un tripudio di post entusiastici. Ma l’atletica è un sport povero, umile, duro e del quale è difficile vivere. Uno sport senza grandi sponsor e senza molti giri di soldi, non considerato professionistico in Italia e per il quale per campare si entra solitamente nelle forze armate come l’esercito o la polizia, guadagnando un normale e misero stipendio di 1300/1500 euro.
Eppure agli Europei di atletica leggera che si stanno tenendo proprio a Roma dal 7 al 12 giugno, l’Italia ha già conquistato 13 medaglie, superando in 2 giornate il record di 12 medaglie vinte a Spalato 1990. Eccole qua:
Marcell Jacobs: oro nei 100 m
Chituru Ali: argento nei 100 m
Francesco Fortunato: bronzo 20 km marcia
Mattia Furlani: argento salto in lungo
Leonardo Fabbri: oro nel lancio del peso
Yeman Crippa: oro mezza maratona
Pietro Riva: argento mezza maratona
Lorenzo Simonelli: oro nei 110 m ostacoli
Antonella Palmisano: oro 20 km marcia
Valentina Trapletti: argento 20 km
Nadia Battocletti: oro 5000 m
Crippa, Riva, Faniel, Selvarolo, Meucci, Chiappinelli: oro mezza maratona maschile a squadre
Sito, Scotti, Polinari, Mangione: argento staffetta 4×400 mista
L’Italia è già prima nel medagliere europeo, mai successo nelle precedenti 25 edizioni degli Europei dal 1934 a oggi.
L’atletica è uno sport povero ma è lo sport principe nonché la base di tutte le altre discipline sportive.
L’Italia dell’atletica leggera sta sbancando tutto ma non ne parla nessuno. Dove sono i patrioti nazionali dello sport che fino a ieri celebravano l’italiano Sinner e si stavano già catapultando sul carro del vincitore?
Sebastiano Alicata