cultura

Zoraya si è arresa ma noi continuiamo a rimanere per la vita

Il 22 maggio Zoraya ha lasciato che la sua malattia psichica fosse il tutt’uno con cui identificare se stessa.

Lei era molte altre cose oltre la malattia, bellissime, e non starò qui a giudicare Zoraya, ma cercherò risposte a una domanda che mi risuona dentro: e adesso?

E le novene le preghiere la speranza di migliaia di persone che si sono fatte spiritualmente vicine a questa giovane donna?

Quindi è davvero così, la morte vince, la sofferenza vince, è tutto inutile?

È esattamente questo, il senso di smarrimento, la coscienza che apre la porta alla paura del vuoto, lo spirito che s’abbatte, è esattamente questo ciò che l’inquilino di sotto vuole.

Zoraya è solo una donna sofferente, come tante. Verrà usata, strumentalizzata, per generare altra disperazione, altra sconfitta.

E allora a noi tocca rimanere!

E parlare di Giulia. Che affronta la malattia lunga, dolorosa, senza disperazione nonostante abbia un bambino piccolo. E sorridendo chiede come aiutare il marito ad affrontare la sua assenza quando lei morirà.

E della giovanissima Marianna. Della malattia invalidante che le provoca dolori lancinanti, cambiandole la vita, limitandola in moltissime cose. Eppure lei passeggia in giardino e odora le rose, e mangia il pollo che suo marito ha imparato a cucinare, e si lascia amare. Perché nonostante la vita le abbia dato picche può ancora amare e essere amata.

E poi parliamo di Anfrosina Bearardi, la piccola dodicenne che muore vicino L’Aquila affrontando una malattia intestinale dolorosissima che la rende incapace di mangiare correre camminare. Eppure il suo letto di dolore diventa oasi di pace per tutti quelli che vanno a trovarla, sconvolti dalla serena saggezza della piccola, dalle sue parole di fuoco, dalla sua capacità di leggere nei cuori di chi le parla.

E poi c’è Chiara Luce Badano. Che a diciannove anni dopo che il sarcoma le ha mangiato gli organi saluta la mamma scompigliandole i capelli, e dicendo “sii felice perché io lo sono”.

E Maria Chiara Mangiacavallo, e altri ancora.

Queste storie le ho raccontate tutte nel mio libro. So che abbiamo bisogno urgente di speranza. La morte ci pretende.

Restiamo dalla parte della vita.

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