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Mamma Irene di Nomadelfia e la Pentecoste

Ieri sera a Nomadelfia di Roma abbiamo ricordato mamma Irene, prima mamma di vocazione, persona a tutti noi molto cara, non solo ai Nomadelfi ma, mi permetto di dire, in particolar modo a me, a mia moglie Sara e a tantissimi romani del quartiere Monte Mario che l’hanno conosciuta nei suoi 40 anni di presenza in città.

Una intensa celebrazione e poi una cena tutti assieme, nello stile semplice della fraternità.

Il legame personale e de ilcentuplo con Nomadelfia é fatto anche di condivisione, approfondimento e momenti in comune.

Per chi non ha potuto esserci vi riporto ben volentieri le parole introduttive di Francesco e il testo della profonda omelia di Monsignor Ferrada Moreira.

Buona lettura e buona Pentecoste a tutti.

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Nella sera di Pentecoste di otto anni fa, Irene di Nomadelfia partiva per la vita eterna. Era il 15 maggio 2016. In questi anni l’abbiamo ricordata in quella data. Lo scorso anno, poiché ricorrevano i 100 anni della nascita abbiamo celebrato questa ricorrenza il giorno di Pentecoste. E anche quest’anno la scelta della data di Pentecoste è stata individuata per ragioni di impegni vari. La scoperta di questi “casi che non sono casi”, come diceva mons. Pranzini, il vescovo che ha ordinato sacerdote don Zeno, ci spinge a cercare un collegamento, perché è lo Spirito Santo che ha donato alla Chiesa e al mondo questa figura della “mamma di vocazione”.

Anche mons. Andrés Ferrada Moreira, Segretario del Dicastero per il Clero, ieri sera nella celebrazione eucaristica ne ha parlato. Di seguito il testo dell’Omelia del Vescovo.

Francesco di Nomadelfia

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Nomadelfia: Solennità di Pentecoste – Suffragio nell’ottavo anniversario della Pasqua di Madre Irene Bertoni –

19 maggio 2024

OMELIA

“Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà alla verità tutta intera”.

La promessa di Gesù, cioè il dono dello Spirito Santo, ci mette davanti alla realtà della vita come “sentiero”. Certo, la vita viene percepita come “via” nelle vicende quotidiane: si nasce, si cresce, si matura e si muore, generazione dopo generazione. Il Signore però dà al “cammino” inesorabile della esistenza umana un senso che la sottrae alla noia e al pessimismo: “Lo Spirito Santo ci guida a tutta la verità”.

Guardate come la vita di Madre Irene è stata guidata dallo Spirito Santo. Senz’altro l’avere conosciuto e coltivato la figliolanza spirituale con don Zeno è stato non un caso, ma una grazia divina, sebbene, come accade tutte le volte con i doni del Signore, essa comporta anche un impegno, una collaborazione liberamente assunta per diventare “mamma di vocazione” e collaboratrice decisa del fondatore nella famiglia nascente di Nomadelfia.

Guardiamoci del rischio d’intellettualizzare lo Spirito Santo e il Suo condurci alla verità piena! Difatti, durante il processo, Pilato ha domandato a Gesù se fosse Re. Egli ha risposto affermativamente e inoltre gli ha spiegato il significato della Sua regalità: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità”. Ossia che il suo compito terreno era condurre alla verità. Ma Pilato rimase perplesso davanti a questa risposta e glielo espresse con la sua seguente domanda: “Che cos’è la verità?”.

Anche noi potremmo rispondere lo stesso davanti alle affermazioni del Signore nel Vangelo di questa Domenica di Pentecoste: “Che cos’è tutta la verità?”.

Oggi celebriamo la effusione dello Spirito Santo sugli apostoli, radunati nel cenacolo insieme con la Vergine Santissima e altre pie donne. Il Signore soffiò su di loro lo Spirto Santo e quindi “apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo”. Subito, cominciarono ad annunziare le grandi “opere di Dio”, cioè la Buona Novella, “nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”.

Dunque, alla “verità” si unisce “l’annuncio”, sono come le “parole d’ordine” della Pentecoste: lo Spirito Santo ci guida “alla verità tutta”, perché noi abbiamo a condividerla con nostri fratelli e sorelle. Però, che cos’è la verità tutta intera?

Senz’altro Gesù non si riferisce solo alle idee o a nozioni veritiere, anche se tanto apprezza il “sì sì” e il “no no”. Infatti, senza idee veritiere la vita si contamina di falsità e di menzogna; cioè dove tutti normalmente sono soliti nel dire bugie, non ci sono relazioni sane e costruttive, dove la moneta corrente è la falsità sorge sempre la violenza e la distruzione, persino la morte.

Il Signore, infatti, dice di Sé: “Io sono la via, la verità e la vita”. Vale a dire, Egli ci mostra la realtà più profonda dell’esistenza umana, cioè che cosa significa essere umano. Egli è anche via o cammino e, quindi, per arrivare alla verità abbiamo bisogno di un stretto rapporto con il Signore, perché Egli incarna e condivide con noi ciò che è autenticamente e pienamente umano.

Di fatto, essere davvero umani significa amare autenticamente, cioè dare la vita per i propri amici (e amare anche i nemici!), come Gesù ha fatto. Ma per realizzarlo occorre che lo Spirito Santo ci faccia percorrere la via della amicizia divina e della trasformazione interiore, cioè che ci guidi “alla verità tutta”. Così ha fatto con Maria di Nazareth, la quale è riconosciuta da Gabriele come amica specialissima di Dio: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te!”, e poi alla domanda della vergine circa la propria maternità, le riferisce l’iniziativa divina operata per mezzo dello Spirito Santo che crea e rinnova tutto portandolo a una pienezza possibile a Dio: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”. Analogamente, è successo e continua accadendo nella vita di tutti coloro che si lasciano guidare dallo Spirito Santo. Così accade anche a Madre Irene che per grazia divenne “madre di vocazione” di ben 58 figlie e figli. Così Dio vuole che accada con ciascuno di noi, secondo il suo piano di amore per ognuno.

Gesù ci rivela che dare testimonianza della verità consiste nel dare testimonianza di lui stesso, ossia dell’esperienza della profonda amicizia con Lui, quindi della comunione con lui. Questa testimonianza la permette e la dona lo Spirito Santo ai suoi discepoli che hanno avuto l’esperienza di condividere la vita con il Maestro dall’inizio, come abbiamo appena sentito: “Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio”. Perciò, anche noi siamo chiamati a dare testimonianza della nostra esperienza con Gesù, e lo Spirito Santo sostiene e imprime in noi la Sua stessa esperienza eterna di amore che è, allo stesso tempo, la corrispondenza di amore tra il Padre e il Figlio. Se considerate vostri ricordi personali e comunitari di Madre Irene, senz’altro troverete la sua testimonianza di quell’esperienza che lei ha avuto con Gesù, il suo amico, sposo e redentore, il quale l’ha spinta per mezzo dello Spirito Santo ad amare più profondamente i fratelli e le sorelle, come mamma, i figli e le figlie a lei affidati.

Di conseguenza, come per Madre Irene e tutti i discepoli del Signore, in primo luogo la Vergine Maria, lo Spirito Santo ci spinge a diventare missionari della verità piena, cioè del Vangelo, perché condividendo ciò che è di Gesù, ci fa possedere ciò che è del Padre, come afferma Gesù: lo Spirito “prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio”. E cosa al di fuori dell’amore può possedere il Padre? Nulla, perché Dio è amore (cfr. 1Jn 4,8). Perciò davvero diventiamo sempre più umani per opera dello Spirito Santo, che ci unisce intimamente al Signore e ci trasforma anche in annunziatori convinti, perché l’amore si diffonde da sé, bonum diffusivum sui. Colui che ama non può se non comunicare la gioia di essere amato, di quell’amore senza limiti dal Padre per Cristo nello Spirito Santo. Amen.

mons. Andrés Gabriel Ferrada Moreira segretario della Congregazione per il clero

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