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“La sala professori” di Ilker Catak

“Se tagli la lingua che ha mentito
e la mano che ha rubato,
in pochi giorni ti ritroverai maestro
di un piccolo popolo di muti e di monchi”.
Fernand Deligny, 

È dai tempi del professor Keating di L’attimo fuggente, che non trovavo più un film sulla scuola che mi emozionasse , con il quale mi trovassi pienamente d’accordo sul metodo d’insegnamento adottato. Il film visto domenica scorsa si chiama: ”La sala professori”.

Il film del regista  İlker Çatak, si svolge in un buon istituto tedesco dove la professoressa Carla Nowak insegna matematica ed educazione fisica a una seconda media: è preparata, coinvolgente, amata, fino al giorno  che viene convocato un consiglio disciplinare, per scoprire chi è responsabile di alcuni piccoli furti che avvengono a scuola.

La Preside ci tiene a ribadire  la frase: “tolleranza zero”, che la scuola ha scelto di applicare ai casi problematici; gli studenti e i genitori hanno ognuno le loro idee. In un paio di scene Nowak rivela proprio come l’insegnamento delle sue materie, matematica ed educazione fisica, sia modellato secondo una didattica costruttivista, inclusiva, che non si basi solo sul successo del voto, ma volta a imparare. La sala professori,  mostra tante scene  di routine di vita scolastica.  Poi lo spettatore osserva lacerarsi man mano con la trama, la fiducia collettiva della classe e della scuola, spettacolo drammatico.

Accuse, incomprensioni, ingiustizie, punizioni esemplari che non portano a un granché, come se ci fosse solo un motto: reprimende. Mentre vediamo La sala professori speriamo che nella scena successiva la situazione si calmi. In questo film l’istituzione scolastica mostra la sua ombra e il film diventa un’opera non più sulla scuola ma sul mondo, sul potere. Non si può non uscire dalla sala buia e non porci delle domande: “Quale è la funzione della scuola? A cosa si educa? A imparare a dominare o a liberare?”. Ognuno puo’ darsi la risposta che preferisce, l’intenzione  della protagonista del film è chiara.  

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