La grammatica e i suoi misteri – puntata 6 – di vocali e di plurali
Oggi parliamo di uno dei più grandi dilemmi della lingua italiana: il plurale delle parole che finiscono per CIA e GIA.
Camicie o camice? Ciliegie o ciliege? Lance o lancie?
Questa benedetta i al plurale ci va oppure no? A volte sì a volte no, ma quando, come, dove e, oserei dire anche, perché?
Amici, tranquilli, questa è la regola più semplice che c’è. In realtà ce lo dice la parola stessa se al plurale vuole la I oppure no.
È davvero facile: se al singolare davanti a CIA e GIA c’è la i (o un’altra vocale) allora la lasciamo anche al plurale, se al singolare non c’è nessuna vocale, allora non serve nemmeno al plurale.
CiliEgia? CilieGIE! ( e non cigliegie!) LaNcia? Nessuna vocale, quindi lanCE!
Ricordatevi solo che “ Se c’è, la lascio, se non c ‘è, la tolgo”
Per una volta la lingua italiana, una con le regole grammaticali più difficili e cervellotiche al mondo, ha avuto pietà di noi ed è venuta in nostro soccorso. Per una volta non dobbiamo imparare nulla ma solo guardare come è scritta la parola e, appunto se c’è la vocale prima di CIA E GIA gliela lascio anche al plurale e il plurale diventa CIE o GIE mentre se non c’è vuol dire che non serve quindi al plurale sarà CE o GE. Frangia- Frange. Camicia-Camicie. Anche perché in questo caso se si scrive camice si rischia di confonderlo con il camice dei dottori ad esempio.
Sembra quasi un semplice trucchetto per non confondersi e non sbagliare, in realtà è proprio la regola italiana originale.
Non mi dilungo oltre, non serve, una volta rispolverata questa regolina da molti inutilizzata dopo i tempi della scuola, sono sicura che nessuno avrà più dubbi su questo argomento.
Alla prossima settimana.