Il potere dello sguardo: emergenza empatia
Guardarsi negli occhi: quando proponiamo questo gesto in progetti scolastici, ci rendiamo conto di quanto questo gesto sia inusuale tra chi sta crescendo. La capacità di “reggere lo sguardo dell’altro” in alcuni è limitatissima. Ci provano, ma in pochi secondi stanno già guardando altrove. Oppure ridono. Imbarazzati. Disorientati da un gesto che costruisce le nostre competenze empatiche.
Oggi ciò che chiamiamo emergenza educativa è in parte dovuto ad un’altra emergenza: la crisi dell’empatia. L’empatia si fonda sul rispecchiamento emotivo. Necessita che due persone si guardino negli occhi, gesto meraviglioso che ha infinite implicazioni nei funzionamenti intrapsichici reciproci. Perché quegli sguardi allo specchio attivano il funzionamento dei neuroni mirror, le cellule del nostro cervello che si occupano di empatia.
Dove posizioniamo oggi i nostri sguardi? Per moltissime ore stanno dentro uno schermo. Anche quando l’altro ci sta parlando, spesso lo ascoltiamo guardando altrove. E’ così che perdiamo sensibilità, attenzione all’altro, com-passione. E’ così che diventiamo sempre più soli e isolati. E quindi infelici.
L’era dell’iperconnessione è un’era di straordinaria dis-connessione. Da se stessi e dagli altri.
Il primo ingrediente che nutre la crescita, l’identità e il senso di sé di un bambino è lo sguardo di chi si prende cura di lui. Perché dentro quello sguardo germoglia e cresce la sua consapevolezza di essere amato. E quindi di esserci. E quindi di essere.
“Allenare alla vita” di A.Pellai, Mondadori ed., dal 7 maggio in tutte le librerie