Il pigiama con le mele – un racconto di Benedetta Bindi
“Ho imparato che non posso pretendere l’amore di nessuno, posso dare però buone ragioni per apprezzarmi e aspettare che la vita faccia il resto” William Shakespare
Era l’estate di dodici anni fà, quando ho incontrato Carla i primi di luglio. Era più di anno che non la vedevo, era diventata più bella, molto più bella.
Una donna, io invece non assomigliavo ad un uomo, ancora troppo esile, benché ormai più alto di lei di una testa, e con un accenno di barba che mi spuntava ai lati del volto.
Lei, anche quell’anno, desiderava sedersi ai tavolini del bar dello stabilimento a chiacchierare con me . Mi raccontava delle sue amiche, e dei suoi amori, io fingevo di non starci male e l’ascoltavo attento.
Di colpo però non sono riuscivo come un tempo a stare in sua compagnia senza desiderarla. Cioè un poco capitava anche prima, ma poi pensavo anche ad altre cose e scacciavo il pensiero di lei. Quell’estate invece gli occhi mi scendono giù sul suo costume.
Spesso avevo l’impulso di sfiorare quella ciocca di capelli che si metteva in continuazione dietro l’orecchio, quando si infervora in qualche discorso. Mi trattenevo. Per calmarmi cercavo continuamente di farla ridere.
Un giorno sua madre ha domandato alla mia, se poteva restare a dormire da noi, perché dovevano andare ad una cena in città. Di me si fidavano, ero un suo coetaneo, uno serio. Ovviamente l’abbiamo ospitata. Ho estratto il letto sotto il mio quella sera, poi sono uscito mentre lei si cambiava. Prima siamo andati insieme agli altri al luna park, poi al bar della piazzetta, ed infine siamo tornati prima che i miei mi chiamassero al telefono. Sono sempre stati troppo ansiosi, fino ai miei diciott’anni e anche più, forse perché mia madre mi ha concepito che aveva già quarant’anni.
Carla quando sono rientrato in stanza aveva una pigiama con delle mele. Era da bambina, ma le donava, avrei voluto fotografarla. Abbiamo chiacchierato, poi mi ha detto che era stanca e abbiamo spento la luce. Il suo profumo mi arrivava alle narici, non riuscivo a dormire, la sentivo respirare.
Dopo un poco le ho detto la verità, anche se sapevo che lei era innamorata di uno grande, il fighetto del bagno accanto, che si dava un sacco di arie. Così nel buio totale le ho detto: “Carla tu mi piaci tanto, troppo”, ho quasi pensato che stavo sognando, invece il mi …era uscito davvero. E non mi dispiaceva averlo fatto. La verità è illuminante. Ci aiuta a essere coraggiosi.
Poco dopo ha risposto:”Vittorio…. tu sei il mio miglior amico ”. Io ho detto :”Davvero? Anche se mi vedi due mesi l’anno? E nemmeno tutti gli anni?”
Poi ho acceso la luce, volevo guardare il suo volto. Lei mi ha sorriso e poi ha detto:” Dormiamo”. Ho spento la luce e pochi minuti dopo si è addormentata. Il giorno dopo abbiamo giocato al mare. Le solite cose: io che tento di affogarla, ma la lascio andare prima che diventi pericoloso. Io che sfioro le sue gambe, le sue braccia, la sua pelle che aderisce alla mia, ed è liscissima.
Così è andata avanti tra noi, per tutta l’estate.
Lei che mi parla dei suoi amori con gli occhi che le brillano, perché ha la capacità di innamorarsi spesso a differenza di me. Io che la sfotte e le dico, come usa dalle sue parti: ”Sono tutti citrulli”.
Carla che dice: “Via!” perché ormai capisce che sono geloso e mi sfida a chi arriva prima alla boa. Il gruppo di amici borbotta quando ci vede soli, non capiscono lei, e non capiscono me che le vado dietro.
Un giorno passa una bambina con secchiello e paletta mentre siamo sulla spiaggia, ci domanda se l’aiutiamo a fare un castello perché lei non è capace .
Io e Carla ci impegniamo davvero, e facciamo qualcosa di veramente carino. La bimba rimane a bocca aperta, e chiama la mamma e il suo fratello, poi ci saluta e dice: ”Grazie, siete la coppia più bella della spiaggia!” e ci da un bacio sulla guancia a tutte e due.
Ci mettiamo sdraiati sulla sabbia, attendiamo Stefano, Marco, Fabrizio e Luca che sono andati in pedalò. Per me è l’ultimo giorno di mare, domani torno in città e decido di di azzardare.
Così mi sono girato verso di lei e le ho detto: ”Un giorno o l’altro dobbiamo dire agli altri che siamo la coppia più bella della spiaggia, non pensi?”
Carla ha fatto il solito sorriso che conosco solo io, quello che le spunta dall’angolo della bocca mentre due fossette compaiono in contemporanea su entrambe le guance, e ha detto: ”Perchè no?”
Poco dopo ho sentito il suo braccio sfiorare il mio, sono rimasto fermo, immobile, come se mi avessero fatto un incantesimo. Il sole stava tramontando ed era tutto così perfetto, uno di quei momenti che rimangono nella memoria come fossero un timbro su una busta da lettere.
Ieri sera Carla è tornata a casa sorridendomi, ha tirato fuori da una sacchetto rosa un pigiamino e ha detto: ”Guarda!”. Era bianco con le mele rosse, per la bambina che attendiamo. Ci siamo dati uno sguardo d’intesa e senza dirci nulla ci siamo abbracciati.