La grammatica e i suoi misteri – puntata 2 – Dell’asterisco inclusivo e altre amenità
Oggi parliamo dell’uso invalso di mettere gli asterischi alla fine dei vocaboli quando si vuole parlare di un gruppo che comprende sia maschi che femmine.
Provate a leggere ad alta voce “Buonasera a tutt, bell e brutt”
Ci siete riusciti? Ecco, potrei già concludere così. Cerchiamo però di essere un po’ più chiari ( o chiar?? ) e vediamo di capire perché questo asterisco che vuole essere inclusivo e politicamente corretto è in realtà del tutto grammaticalmente scorretto.
La lingua italiana viene dal latino, ma se la lingua degli antichi romani aveva oltre al maschile e al femminile anche il genere neutro, l’italiano non l’ha ereditato e si deve accontentare dei due generi principali. Per secoli e secoli, dunque, per indicare gruppi composti sia da maschi che da femmine si è sempre usato il maschile.
“Nella classe ci sono 25 bambini “ E nessuna bambina della classe si è mai offesa. Oppure, se è più indicato nominare sia gli uni che le altre semplicemente si nominano entrambi: “ signori e signore buonasera”.
Forse invidiando le lingue come l’ inglese e il tedesco che hanno vocaboli “ inclusivi” , qualcuno negli ultimi tempi si è inventato l’uso dell’asterisco o della “e rovesciata” ( che non trovo nemmeno sulla mia tastiera). Quindi ora il presentatore di prima serata cosa dirà per aprire lo spettacolo? È evidente che usare l’asterisco in un vocabolo è decisamente sbagliato, prova ne è il fatto che l’asterisco viene usato anche per “censurare” parole che non si possono leggere.
L’inclusione non può passare dalla grammatica, pena figure ridicole come quella di quel politico americano (non facciamo nomi) che dopo aver pronunciato amen, per paura di offendere le donne, ha aggiunto a- women. Un po’ come dire che gli abitanti di Bergamo sono bergamaschi e bergafemmine.
Mi si permetta una veloce parentesi per fare un appunto agli ideatori della pubblicità degli assorbenti che usano lo slogan “ per tutt* …” . Con tutto il rispetto per ciascun essere umano, chi è nato con cromosoma xy non ha un apparato riproduttore femminile , per cui non potrà mai avere il ciclo mestruale e, beato lui, non avrà mai l’incombenza di usare gli assorbenti. Che senso ha, nel caso di un prodotto esclusivamente femminile, usare un asterisco per comprendere anche gli uomini o uomini che sono diventati donne ma non possono per forza di cose avere le mestruazioni?
Insomma, un conto è l’inclusione, un conto inventarsi emerite sciocchezze.
Per concludere, rispettiamo tutti quanti ( e tutte quante ) e non escludiamo nessuno, ma al contempo rispettiamo anche la grammatica onde evitare di cadere nel ridicolo.
Alla prossima settimana.