Piccoli gesti – un racconto di Benedetta Bindi
“La gentilezza in parole crea fiducia, in pensiero profondità, in dono crea amore” Lao Tzu
Ieri Maksim, mio figlio di sei anni, giocava a calcio a ricreazione nel cortile della scuola. Una pallonata presa male gli ha storto il dito.
Lui adesso sogna di fare il portiere, è il più alto della classe, per questo non l’hanno mai messo all’attacco come desiderava. Spesso tornava da scuola e brontolava. Ora stare al centro di due pali lo fa sentire a un posto di comando, ne è felice.
Purtroppo ieri mi ha detto che si è allungato troppo, e il tiro di Marco era una bomba. Risultato: ginocchio destro con qualche escoriazione, e benda al dito.
Appena caduto, mi ha raccontato che è stato subito medicato, poi la maestra ci ha telefonato. Mia moglie era in piscina, dove insegna, in quel momento era in acqua e non ha risposto, poi hanno chiamato me.
Io e lei siamo nati a Mosca, ci siamo trasferiti a Roma da nove anni. Sono un ingegnere, quando mi hanno contattato per gestire un intero reparto di una fabbrica, non ci ho pensato due volte. Ero felicissimo, mia moglie sognava da tempo di vedere: Roma, e poi Venezia, Firenze, Milano e tante città che ci siamo proposti di visitare. Poi nel febbraio 2022 è scoppiata questa maledetta guerra tra la mia Nazione e l’Ucraina, e tutto è cambiato.
Ora se qualcuno fiuta il mio accento, mi chiede subito da dove vengo. Quando dico da Mosca, in molti storcono la bocca. Alcuni cercano di non farlo vedere, ma io capisco cosa pensano. Una volta ho letto che è bassa la percentuale di comprensione della parola comunicata, il 20%, il tono della voce, il linguaggio del corpo dicono molto di più. Mia moglie preferisce omettere la sua nazionalità se glielo domandano, cambia discorso con le persone, ed io mi arrabbio. Fa così perché una volta ha sentito una mamma dire al bar della piscina:”se i 2012 devono andare con la russa, mio figlio non lo iscrivo!”
‘E un mondo strano questo, io credo che è molto difficile pensare. Per questo la maggior parte della gente giudica.
Tornando a mio figlio, la maestra quando mi ha chiamato era molto delusa per l’accaduto. Mi ha detto che Maksim stava bene, anche se in un primo momento era scoppiato in lacrime. Lui ha paura del sangue, e quando l’ha visto scendere a gocce dal suo ginocchio è crollato. La maestra ha voluto sottolineare che Arina, la bidella era in cortile e stava spazzando proprio vicino alla porta, è corsa come un fulmine quando ha sentito Maksim urlare riverso a terra. Lei è arrivata prima dell’insegnante. Ha accarezzato i capelli di mio figlio, l’ha confortato con parole gentili, e ha chiesto alla maestra di portarle di corsa acqua ossigenata e una benda.
Ha detto a mio figlio che era proprio coraggioso, le ha raccontato una storia buffa su un orso, lui ha sorriso e ha smesso di piangere. La maestra è tornata con acqua ossigenata e una fascia. La bidella l’ha avvolta delicatamente al pollice di mio figlio. Lui si è asciugato le ultime lacrime che bagnavano le sue guance. Prima di riattaccare la maestra mi ha detto: ”la bidella è nata a Kiev”. Quando sono andato a riprenderlo a scuola, ho ringraziato la maestra, e poi ovviamente la bidella. Ho congiunto due volte le mani in segno di gratitudine. Ho sentito il cuore allargarsi nel mio petto. Come a occupare più spazio. Solo quando mi sono diretto verso l’uscita, tenendo mio figlio per mano, lui mi ha detto: ”papà la bidella parla come la mamma, quando glielo l’ho detto, lei mi ha risposto se era ucraina come lei, ed io gli ho risposto che invece mamma è russa”. Poi si è fermato, eravamo sulle scale esterne della scuola, e ha ripreso: ”ma non è in Ucraina dove ci sono quelli che sparano a casa tua?”
Mi ha fissato con quello sguardo che gli viene sempre quando sta assimilando nuove informazioni, e ha detto: “in ogni caso Arina era tanto gentile, mi ha raccontato una bella storia su un orso buffo , e poi mi ha regalato una caramella buonissima all’arancio”.
Poi siamo saliti in auto e non ne abbiamo più parlato. Gli ho comprato un gelato, e lui era tutto contento. Si era dimenticato del suo dito fasciato, e delle escoriazioni sul ginocchio. Alla fine dei conti sono i piccoli gesti a essere decisivi, spero.