All’improvviso, a riportarmi la serenità, quel panorama inaspettato sul mare

Stamattina il navigatore mi ha letteralmente mandato per fratte.

In ritardo ad un appuntamento penso genialmente di tagliare per le colline, alla faccia del traffico costiero.

Peccato che la viabilità di campagna abruzzese sia tipo off road parco avventura, interruzioni smottamenti e veicoli industriali fermi per principio in mezzo di strada.

Ho dovuto seguire le otto deviazioni di percorso obbligatorie, e intanto fumavo dalle orecchie.

E dicevo male al tempo che non basta, alle malattie infantili che si susseguono una appresso all’altra incasinando l’esistenza delle madri inermi, alle interruzioni stradali e alle foglie che cadono. Tutto mi sembrava un ostacolo, perché ero nel mood lamentazioni e quando lo attivo non scampa nessuno, ho da dire male per tutti.

Poi di botto, per caso, vedo il mare.

Dall’altissimo.

Deviazione dopo deviazione ero arrivata sul cucuzzolo della collina e mi si è aperto un panorama spettacolare.

Non ero mai capitata fin lassù, tra fratte e sentieri scapestrati perché mai avrei dovuto arrivarci!, eppure a dieci minuti da casa ho scoperto un angolo di paradiso in terra.

E allora ho capito.

Che le mie incavolature furenti, tutte quelle che mi piglio quando non trovo un senso alla sofferenza ai disagi alle screpolature della vita che vorrei più liscia, servono per portare in alto.

Dove altrimenti non arriverei nemmeno morta, anche perché sono parecchio pigra.

Per farmi vedere ciò che è stato fatto per me, dall’eternità, ma che non si può ammirare restando impigliati in basso tra le prospettive quotidiane.

Non so, magari va così.

Che quello che sembra una sconfitta, nasconda una vittoria.

Che ciò che sembri una Croce e basta, nasconda una Resurrezione.

Che a volte siamo noi stolti e duri di cuore, e basta.

E tocca tornare indietro a dare la notizia agli altri, valeva la pena crederci dopotutto.

Il cielo e chi lo contiene mantengono le loro promesse.