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Chiesa è: accoglienza illimitata. Tutti si sentano a casa

La Chiesa è indicata da S. Agostino come la Luna che risplende di luce riflessa giacché ella stessa è illuminata da Cristo, Sole che sorge dall’alto, luce di verità e fuoco di amore. Pertanto, dovendo esplicitare in questo articolo che relazione ci sia tra la Chiesa e l’accoglienza non si può fare a meno del rapporto tra Cristo e la Chiesa. Nei Vangeli Gesù ha testimoniato con le opere e le parole l’infinita accoglienza di Dio nei confronti dell’essere vivente con uno sguardo preferenziale per quella fetta di umanità dispersa e smarrita.

Accogliere in latino (da co-lègere) indica due aspetti: da un lato la capacità di raccogliere qualcosa che rischia di restare senza forma e massa o isolato. Accogliere è raccogliere. Dall’altro la possibilità di instaurare legami, perché significa anche “creare una lega”. Niente di più bello. La vita è potente e rigenerante quando raccoglie ciò che non è stato preso e unisce ciò che è votato alla solitudine. Cristo ha raccolto ciò che era perso ed è il mediatore tra cielo e terra, il ponte tra divino e umano, il legame tra la Grazia e i peccatori di ogni genere.

La Chiesa è fedele al suo Signore allora solo quando vive così: con la mente aperta ad ogni cultura, religione, società, popolo, lingua e razza, etnia e tribù senza nessuna discriminazione escludente; con il cuore aperto ad ogni ferita umana interiore, spirituale, morale, psichica, sociale, con un cuore illimitatamente misericordioso (qui si esprime la Maternità della Chiesa sul modello della Maternità divina di Maria, Madre della speranza e di misericordia); con le gambe impegnate a correre a raccogliere ogni scampolo di uomini e donne esclusi e tagliati fuori dalle relazioni oppure di coloro che sono stigmatizzati dal marchio sociale dei loro errori; e infine con le mani sempre aperte, pronte a risollevare quanti sono in ombra di morte in attesa di essere collegati al Vivente e raccolti per il Regno di amore, giustizia, fraternità, comunione e pace.

Tre esempi vorrei prendere come “promemoria” da mettere nella bisaccia del nostro cuore di viandanti in questo pellegrinaggio della vita, e li prendo da tre testimoni dell’accoglienza senza limiti e nella spontaneità dello Spirito: il primo è l’episcopio di Molfetta del vescovo Tonino Bello spesso vissuto e frequentato da zingari, alcolisti, senza fissa dimora di ogni genere e gente che era caricata sulle spalle da don Tonino stesso dagli scalini della Cattedrale a lui vicina; il secondo l’atteggiamento umanissimo e disarmante di don Oreste Benzi che sulle strade di Bologna e Rimini, prima di strapparle dalla schiavitù della prostituzione, ha raccolto e accolto nel suo intimo cuore di padre delle figlie di Dio sfruttate e offese nella dignità; per ultimo l’audace gesto di apertura e di vicinanza pastorale di Papa Francesco nei confronti delle persone omosessuali che vivono anche in coppia, estendendo a loro la benedizione di noi sacerdoti – con la Dichiarazione “Fiducia supplicans” – perché sappiano con certezza che Dio li ama infinitamente come qualsiasi altra persona.

Ecco la Chiesa: Madre che accoglie senza limiti.

Casa ospitale, calda, gioiosa e bella. E che non giudica mai.

Sac. Domenico Savio Pierro, ossm

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