Vi racconto le mie due ore in auto con la poesia orchestrale di Nazim Hikmet
Nazim Hikmet – Quattro giorni fa, ho aiutato mio figlio, in una ricerca di scuola. Ho conosciuto così: Nazim Hikmet. Poeta turco (tradotto in più di cinquanta lingue). Ero seduta in auto, davanti a un campo di calcio fuori città. Ogni verso che leggevo, era così bello che non mi capacitavo del perché, non l’avessi conosciuto prima. Le sue poesie sono cariche di amore, umanità, speranza. Nonostante la sua vita non sia stata assolutamente semplice. La sua opera è legata alle lotte politiche nella Turchia della prima metà del Novecento. Lui studiò a Mosca, dove tornerà in età adulta per fuggire al governo turco. A influenzare la poetica dell’artista sono quindi prevalentemente due fattori: prima di tutto il contesto storico turco degli anni ‘20 e ‘30; in secondo luogo, le correnti futuriste che il poeta incontra a Mosca –(Vladímir Majakovskij) – che rendono lo stile e le tematiche di Nazim Hikmet innovative.
La raccolta 835 Satir – ovvero 835 versi– è molto all’avanguardia nel 1929 e ottiene un enorme successo. Alcuni critici commentano l’opera con queste parole: «prima era come se la poesia fosse una musica suonata da uno strumento solo; la poesia di Hikmet è suonata da un’orchestra».
Nasceranno da noi
uomini migliori.
La generazione
che dovrà venire
sarà migliore
di chi è nato
dalla terra,
dal ferro e dal fuoco.
Senza paura
e senza troppo riflettere
i nostri nipoti
si daranno la mano
e rimirando
le stelle del cielo
diranno:
“Com’è bella la vita!”
Intoneranno
una canzone nuovissima,
profonda come gli occhi dell’uomo
fresca come un grappolo d’uva,
una canzone libera e gioiosa.
Nessun albero
ha mai dato
frutti più belli.
E nemmeno
la più bella
delle notti di primavera
ha mai conosciuto
questi suoni
questi colori.
Nasceranno da noi
uomini migliori.
La generazione
che dovrà venire
sarà migliore
di chi è nato
dalla terra,
dal ferro e dal fuoco.
In Turchia, Nazim Hikmet è considerato un sovversivo: difende il proletariato turco, si oppone al regime, denuncia il genocidio armeno, aderisce al movimento comunista e fa propaganda politica scrivendo per riviste di sinistra. Questo suo comportamento non solo gli causa un esilio in URSS negli anni ‘20, ma, una volta tornato in patria, lo costringe anche alla prigionia per periodi di diversa durata, da pochi mesi a 24 anni. Nel frattempo, le opere di Hikmet, dalle poesie ai testi teatrali, dagli articoli politici alle sue raccolte, vengono proibite. Il poeta viene liberato dopo 12 anni grazie a una commissione internazionale parigina composta, tra gli altri, da Pablo Picasso, Paul Robeson e Jean Paul Sartre. La sua persecuzione, comunque, non finirà qui.
Ti amo come se mangiassi il pane
spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia
pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il
crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.
Ti amo come se mangiassi il pane, Poesia dal carcere alla moglie è una meravilgia. Di grande importanza è poi l’amicizia con Pablo Neruda – di cui si può scorgere l’influenza nei versi di Nazim Hikmet per quanto riguarda il linguaggio semplice, immediato. Il poeta cileno raccontò infatti il trattamento riservato ad Hikmet in carcere: “accusato di aver tentato di incitare l’esercito turco alla ribellione, Nazim è stato condannato alle punizioni più terribili. Costretto a camminare sul ponte di una nave fino a sentirsi troppo debole per rimanere in piedi, quindi lo hanno legato in una latrina dove gli escrementi arrivavano a mezzo metro sopra il pavimento… Il mio fratello poeta sente le sue forze mancare; resiste con orgoglio; comincia a cantare; all’inizio la sua voce è bassa, poi sempre più alta fino a urlare; canta tutte le canzoni, tutti i poemi d’amore che riesce a ricordare, i suoi stessi versi, le ballate d’amore dei contadini, gli inni di battaglia della gente comune; canta qualsiasi cosa che la sua mente ricordi; e così vince i suoi torturatori”.
Oltre al carcere, Hikmet soffre di gravi problemi di salute ed è costretto a distaccarsi dal figlio e dalla moglie durante l’esilio. Dopo aver scelto di diventare cittadino polacco, nel 1963 il poeta si spegne a causa di un attacco di cuore. Solo nel 2002, in occasione del centenario della sua nascita, il governo turco, dopo una petizione firmata da mezzo milione di cittadini, ha restituito ad Hikmet la cittadinanza turca che gli era stata negata. Leggere l’opera di Hikmet vuol dire quindi immergersi in poesie stilisticamente nuove per quei tempi, di grande passionalità, romanticismo e impegno politico.
Grazie all’insegnante di italiano di mio figlio, ho passato due ore in auto con le sue poesie delle quali non sapevo l’esistenza. Ogni tanto alzavo gli occhi dal mio ipad e vedevo ragazzi felici, intenti a giocare a pallone. Ho ripetuto chiusa nell’abitacolo: “ verrà giorno, che gli uomini si guarderanno l’un l’altro, fraternamente” come se qualcuno potesse ascoltarmi. Certo i ragazzi è meglio facciano tutto da soli, ma dentro di me lo confesso, ho pensato: “speriamo Leon si faccia aiutare anche alla prossima ricerca!”
In quel momento lui è arrivato ed io ho acceso il motore dell’auto. Cercando di ricordarmi gli ultimi versi letti, ho imboccato l’Aurelia mentre il sole tramontava:
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che tu venga all’ospedale o in prigione
nei tuoi occhi porti sempre il sole.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
questa fine di maggio, dalle parti d’Antalya,
sono cosi, le spighe, di primo mattino;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
quante volte hanno pianto davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,
nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
ma non un giorno han perso il loro sole.
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che s’illanguidiscano un poco, i tuoi occhi
gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:
allora saprò far echeggiare il mondo
del mio amore.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
Così sono d’autunno i castagneti di Bursa
le foglie dopo la pioggia
e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
verrà giorno, mia rosa, verrà giorno
che gli uomini si guarderanno l’un l’altro
fraternamente
con i tuoi occhi, amor mio,
si guarderanno con i tuoi occhi.
Bellissimo l’articolo e meravigliosa scoperta di questo enorme talento poetico turco. Grazie per aver condiviso. Prenderò il libro.