San Pier Damiani, binomio perfetto tra vita contemplativa e vita attiva
Oggi la Chiesa celebra la memoria di San Pier Damiani, teologo, vescovo e cardinale, figura di immensa levatura nella storia del Medioevo e cosippure ben conosciuto e apprezzato da Dante Alighieri con parla di lui, per noi, nel canto XXI del Paradiso tra gli spiriti sapienti del cielo di Saturno, riservato a coloro che si sono distinti per la contemplazione e l’amore per la verità.
Con San Pier Damiani, che qui chiama Pietro Damiano, Dante affronta un dialogo serrato e importante su un tema fondamentale e attuale della nostra religione della nostra vita: le preferenze. Nel bel mezzo del grande dialogo con Beatrice sulla giustizia di Dio e sulla sua insondabilità, gli si fanno incontro, provenendo da una “scala di color oro” di cui non si vedere la cima, tante anime beate che si muovono in varie direzioni ma una sola si ferma a parlare con lui e quindi il sommo poeta si domanda e gli domanda: ma perchè proprio tu sei stato incaricato da Dio a parlarmi?
Giù per li gradi de la scala santa
discesi tanto sol per farti festa
col dire e con la luce che mi ammanta; 66
né più amor mi fece esser più presta;
ché più e tanto amor quinci sù ferve,
sì come il fiammeggiar ti manifesta. 69
Ma l’alta carità, che ci fa serve
pronte al consiglio che ‘l mondo governa,
sorteggia qui sì come tu osserve».
Sono sceso lungo i gradini della scala santa solo per festeggiare la tua presenza, con parole e con la luce che mi avvolge; non fui più sollecita per un particolare affetto per te; infatti, più in alto l’amore delle anime è pari o superiore al mio, come il loro splendore ti dimostra. Ma l’alta carità, che ci rende pronte a obbedire al giudizio di Dio che governa il mondo, ci assegna dei compiti come tu osservi».
Scelta e compito. Annotiamoci queste due parole.
Ma Dante non è contento e vuole andare andare a fondo della questione ribadendo che, ormai a quel punto del suo cammino di conversione verso la felicità piena, ha capito che l’amore che le anime vivono è sufficiente a far sì che la loro libertà segua volentieri quel che Dio ha deciso ma il punto che vuole capire bene è perchè tra le mille anime Dio ha scelto proprio lui per questa ambasciata.
«Io veggio ben», diss’io, «sacra lucerna,
come libero amore in questa corte
basta a seguir la provedenza etterna; 75
ma questo è quel ch’a cerner mi par forte,
perché predestinata fosti sola
a questo officio tra le tue consorte».
Io dissi: «Vedo bene, o sacra luce, come il libero amore in questo Cielo è sufficiente per eseguire il volere della Provvidenza eterna; ma è proprio questo che mi sembra difficile da capire, perché tu sola sei stata destinata a questo particolare compito rispetto alle altre anime».
E’ la domanda che ci poniamo spesso anche noi oggi. Nei canti precedenti Dante ha capito che Dio salva chi vuole: battezzato o no, cristiano o no ma perchè sceglie proprio lui e non un altro, Caio e non Tizio?
Davanti a questa domanda l’anima di Pier Damiani, racconta Dante, si esalta tanto che comincia a ruotare vorticosamente e poi spiega: guarda, la luce divina mi illumina a tal punto che io arrivo a vedere fin dentro l’essenza di Dio e da questa visione nasce la mia letizia ma nemmeno l’anima più illuminata di tutto il cielo, nemmeno il serafino che fissa Dio più da vicino potrebbe rispondere alla tua domanda perchè:
però che sì s’innoltra ne lo abisso
de l’etterno statuto quel che chiedi,
che da ogne creata vista è scisso.
Che spettacolo di risposta! Mandiamola a memoria.
Caro Dante e qui possiamo metterci anche il nostro nome. Caro Giorgio, quello che tu vorresti saper esta in un punto di Dio talmente profondo che nessuna creatura, nemmeno quella che gli è più vicina, può arrivare a gettare uno sguardo in quell’abisso.
In pratica qui siamo al confine di quel che l’umana intelligenza quindi caro Dante, caro lettore, datti pace, queta l’intelletto e affidati, fidati, goditi la vita.
Noi possiamo arrivare a capire che Dio fa ciò che vuole, salva chi vuole (e lungo il Paradiso dantesco ci sono tanti di questi esempi) e quindi imparare a tenere a freno il giudizio sugli altri perchè Dio ha altri termini di riferimento coi quali Giudica. Quanto infine a conoscere i disegni di Dio, quanto a capire perchè Egli scelga uno o l’altro, qui siamo veramente al di là di ogni umana comprensione.
Ecco la questione molto attuale della preferenza.
Perchè Dio ha scelto il popolo ebraico e non un altro? Perchè Gesù ha scelto proprio quei dodici e non altri e perchè la Madonna è apparsa a Bernardette e non a mia sorella? Perchè capita proprio a me?
Sono domande che in trovano una piena risposta, a un certo punto bisogna fermarsi ma alcune riflessioni ancora le possiamo fare.
Nei suoi studi Franco Nembrini suggerisce come prima osservazione che all’origine della preferenza c’è sempre un mistero. Questo ci capita di viverlo spesso se ci pensiamo bene. Perché mia moglie ha scelto me, e io lei, tra tante persone sulla faccia della terra? Mistero. Perché con Francesco sono amico da una vita e con tanti altri mi sono perso eppure pareva che fossimo tutti inseparabili?
Possiamo metterci a elencare i motivi per cui io ho scelto Sara come moglie e Francesco come amico ma tutte le ragioni che potremmo addurre non arriverebbero a esaurire il fondo misterioso del motivo per cui un rapporto acquista un valore che altri non hanno.
Seconda osservazione, suggerisce Nembrini, il rapporto fra preferenza e compito. Perchè Gesù ha scelto quei dodici? Non lo sapremo mai però per certo sappiamo che da quella scelta è nato un compito. Perchè Dio ha scelto Dante per quel cammino di consapevolezza? Non sapremo mai perchè lui però gli ha dato la missione di raccontarci quello che ha vissuto.
Perchè Gesù ha scelto me come padre, nel lavoro che faccio, come giornalista e scrittore? Non lo saprò mai ma da quell’incontro è nato ilCentuplo che è un po’ come restituire quello che si è già ricevuto in questa terra.
Perchè e in che cosa Dio ha scelto te e solo te, caro lettore?
Dante quindi sceglie Pietro Damiani, uno dei santi più celebrati e stimati del XI secolo, come figura di queste riflessioni che abbiamo appena fatto assieme perché, monaco benedettino, abate del monastero di Fonte Avellana, ne aveva fatto un centro di rinascita della vita religioso, spirito profondamente contemplativo e studioso di vasta cultura ma tutt’altro che estraneo alle vicende del suo tempo.
(Pier Damiani (1007-1072) fu un monaco benedettino, cardinale, teologo e riformatore ecclesiastico italiano. Visse la sua vita tra la vita contemplativa, ritirato nel monastero di Fonte Avellana, e la vita attiva, ricoprendo incarichi di rilievo nella Chiesa, tra cui quello di legato papale.)
Dante lo colloca nel cielo di Saturno, sede dei contemplativi, perché la sua vita fu caratterizzata da una profonda ricerca spirituale, che lo portò a una visione della realtà divina che trascende la comprensione umana. Tuttavia, la sua vita attiva non fu in contraddizione con questa dimensione contemplativa, ma anzi ne fu una manifestazione concreta. Pier Damiani fu un instancabile difensore della Chiesa contro la corruzione e il degrado morale, e le sue opere teologiche e morali ebbero un’influenza determinante sullo sviluppo del pensiero cristiano.
In particolare, Dante è colpito dalla figura di Pier Damiani per la sua intransigenza morale, che lo porta a denunciare apertamente i mali della Chiesa. In questo canto, Pier Damiani critica anche duramente i prelati corrotti, che hanno perso il senso della loro missione e si sono ridotti a essere “schiavi” del mondo.
Che cosa ci sta insegnando quindi Dante?
La presenza di Pier Damiani nel cielo di Saturno indica che la vita contemplativa non è necessariamente in contrapposizione alla vita attiva, ma può anzi essere una forza di rinnovamento e di cambiamento e questo binomio può essere un modo di vivere importante (io comincio a ritenerlo fondamentale) della vita di ognuno di noi. La contemplazione non è una cosa solo per i mistici ma riguarda ognuno di noi. Poi c’è un tempo per obbedire alla chiamata e fare più attiva conservando nel cuore e nella mente, come ha fatto Pier Damiani, il desiderio di tornare alla contemplazione come poi, in altro tempo, avvenne. Che bell’esempio!
La Divina Commedia ci parla anche oggi. Di questo vorrei parlare in un prossimo libro? Pensi che sia una bella idea? Fammelo sapere personalmente o qui sotto nei commenti e buona festa di San Pier Damiani.