I Santi rifioriranno sempre
Siamo e saremo sempre degli eterni scolaretti. In un’aula – il mondo – troppo angusta per accoglierci tutti insieme. Si fa a turno. Chi arriva dopo vede un po’ meglio di chi è arrivato prima. Ma solo un po’. Attenzione, allora, a tenere a bada il più stupido e inutile tra i peccati: l’orgoglio. Una cosa è certa, tutti, almeno a parole, siamo convinti che amare è meglio che odiare, condividere meglio che invidiare, donare è meglio che arraffare. I mille problemi nei quali ci dibattiamo, purtroppo, ci dicono il contrario, che c’è tanta cattiveria in giro. Eppure – parola di Peguy – “C’è qualcosa di peggio di avere un’anima cattiva… è avere un’anima bell’e fatta”.
Un’anima abituata e quindi spoetizzata, vecchia, decrepita; un’anima che non si aspetta più niente da nessuno, colma di pessimismo, ripensamenti, delusioni. Un’anima afflitta, incapace di sognare ancora per continuare a gettare semi – pochi o molti che siano – dai quali spunteranno nuovi germogli. Dove gli uomini piantano accampamenti di guerra, i cristiani – imperterriti – montano le tende dell’accoglienza e dell’amore. Piccole cose, per carità. Ma la vita è fatta di piccole cose che le danno gioia o la scaraventano nel dolore. Piccole cose che possono passare inosservate alla maggior parte delle persone. In un’anima “bell’e fatta” non c’è spazio per un Dio che “tocca i cuori quando meno ce lo aspettiamo”.
Un’anima bell’e fatta non si accorge che “dalla parte della grazia sono solo stupore e meraviglie” continua Peguy.
Stupore, meraviglia? Che dici, Peguy? Oggi, in questo mondo che sembra impazzito? È possibile godere ancora di questi indispensabili alleati dell’umanità in un tempo in cui – senza vergogna – armi micidiali dilaniano i corpi come se fossero pietre e terrorizzano i bambini?
In questo tempo in cui il sangue versato anziché repulsione sembra esercitare attrazione nei signori delle guerre? Come farà la Chiesa a rimanere giovane in un mondo che cede sotto il peso degli anni e delle delusioni? «Quando si dice che la Chiesa ha ricevuto promesse eterne, che si possono radunare in una promessa eterna, bisogna quindi rigorosamente intendere che ha ricevuto la promessa che non soccomberà mai sotto il suo invecchiamento, sotto il suo indurimento, sotto il suo irrigidimento… Che non soccomberà mai sotto i suoi documenti e la sua storia… E che i santi rifioriranno sempre».
I santi rifioriranno sempre? Dunque anche oggi? Corriamo a chiedere aiuto a chi ne sa più di noi.
Prato, 18 aprile 1970. Un credente laico parla in una chiesa affollatissima di persone desiderose di ascoltarlo. Non è un uomo qualsiasi, ma uno scienziato famoso. Si chiama Enrico Medi. «Non ci parli di problemi religiosi ma di cose scientifiche», gli hanno chiesto i giovani. E lui: «lo non riesco a vedere che differenza ci sia tra le cose scientifiche e le cose religiose… è tutta una unità nella vita». E inizia a incantarli parlando dei pianeti e delle stelle, della velocità della luce e delle galassie. Numeri impressionanti, distanze abissali. «Un giorno quando il sole scoppierà – conclude – non se ne accorgerà neppure Giove, neppure Saturno, perché la Terra non conta niente. L’umanità che scompare nell’universo. Non rimarrà traccia del genere umano. Il nulla, il nulla. Che tu ti sia chiamato Dante Alighieri, Cesare o Napoleone: nulla, nulla, nulla!”.
E li invita a guardare oltre. Dove potranno trovare e contemplare l’Oltre.
Non so a voi, ma me questo “nulla” fa venire le vertigini. Vertigini che aumentano a dismisura al pensiero di essere pensato, amato e custodito da Dio, origine e fonte di ogni cosa. Nessuna paura, quindi. I santi rifioriranno sempre, stanno in mezzo a noi. Attenzione, però, a Dio che passando “tocca i cuori quando meno ce lo aspettiamo”.
Attenzione a non adagiarci nell’abitudine, nell’ozio del “bell’e fatto”. Spalanchiamo le porte alla grazia che in queste cose sa lavorare meglio di noi tutti messi insieme.