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I santi Papia e Mauro presenti a Santa Maria in Vallicella

Chiesa di Santa Maria in Vallicella, Roma. Adoro.

Un giorno di maggio del 1590 ci arrivano i resti mortali dei santi Papia e Mauro.

I due erano soldati al tempo di Diocleziano, nel 300 e passa dopo Cristo. Convertiti al cristianesimo, essendo soldati romani pagarono cara la loro fede: vennero torturati brutalmente come sapevano fare a quel tempo, poi uccisi a frustate. Una morte atroce che gli valse la sepoltura da parte dei cristiani di allora, la fama di martiri da subito e la conseguente devozione sulle loro tombe.

I resti di questi due martiri vengono ritrovati nel 1590 nella chiesa di S. Adriano al Foro sempre a Roma, e donati alla chiesa di Santa Maria in Vallicella, fatta costruire nel frattempo da Filippo Neri ancora fresca fresca di lavori.

Quando arrivano le spoglie dei martiri in processione solenne per essere tumulate in Santa Maria in Vallicella, c’è però un problema.

A Padre Filippo prendono facilmente le estasi, soprattutto in occasione di celebrazioni di grande spessore, peggio ancora se ci stanno di mezzo le reliquie dei santi.

Allora lui che era un geniaccio pieno di spirito umoristico oltre che di Spirito Santo, per tenersi basso il fervore mistico si mette a tirare la barba di una guardia svizzera in servizio d’ordine sul sagrato della chiesa, la tira e la accarezza, tanto quello poveretto lascia fare, è una guardia svizzera e non si può muovere. L’ilarità per San Filippo era strumento didattico, insegnava l’umiltà a lui per primo, e agli altri a star sereni con poco.

Oggi grazie alla memoria liturgica di questi santi martiri che 1700 anni fa hanno dato tutto per Cristo, ho ricordato quello che alla fine ci insegnano tutti i santi: nella fede ardente si può riporre la causa della propria gioia, a tutte le ore della vita.

E chi non cerca Cristo non sa quello che cerca, e chi non vuole Cristo non sa quello che ama.

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