Il Rosario di mia nonna ci introduce all’Anno di preghiera in preparazione del Giubileo
Il rosario di mia nonna.
Il più brutto, il più vecchio, il più consumato in assoluto.
Il migliore.
Ne aveva tanti di rosari, quello buono da chiesa, quello nuovo appeso, quello da borsetta. Tutti più lucidi e presentabili.
Questo è quello del mattino, del pomeriggio e della sera, che solo a guardarlo anche ora mia nonna gli si ricompone attorno, seduta vicino la finestra. È morta da più di dieci anni, ma il rosario la fa rivivere.
È consumato, i grani opachi, la plastica graffiata, i nodi di metallo anneriti.
Mia nonna pregava, ecco qua. E questo rosario lo spiega meglio di me.
L’altra mia nonna, quella che non ho conosciuto perché è dovuta andare a lavorare per me ai piani alti due settimane prima che io nascessi, si portava il Rosario ovunque, pure in campagna, pure nei lavori umili, sempre in mano. Il fatto che ce l’avesse dappertutto resta leggenda nelle storie su di lei. Era abbinata al Rosario, come chiunque di noi oggi al cellulare. Pregava tanto pure lei, e bene direi, se si è aggiudicata un posto di rilievo. Ha contatti buoni coi capi area di sopra, gli passa sempre le mie preghiere sottobanco.
Morale della favola.
Le mie nonne pregavano.
Anche le vostre, credo, perlopiù.
I nostri nipoti, un giorno, non so cosa potranno dire di noi nonne.
Forse vedranno il cellulare preistorico e penseranno: mia nonna chattava alla velocità della luce su questi cosi.
Forse vedranno il microonde e diranno: mia nonna scongelava i piatti pronti in queste ridicole casse rumorose.
Forse avranno la nostra 24ore di Yves Saint Laurent e diranno: mia nonna ha lavorato duramente per l’emancipazione del ruolo femminile dal patriarcato oscurantista.
Però sarebbe davvero bello se un giorno, guardando un Rosario o un vangelo o un altro oggetto di devozione, potessero ricordarsi di noi.
E rivederci lì davanti ai loro occhi e dire: mia nonna pregava. Roba da Avengers di Dio.
Quoto l’invito del Papa in preparazione al Giubileo del 2025.
Intensifichiamo la preghiera. O per chi non sa cos’è, cominciamo a pregare.
Meno preghiamo meno ne ricorderemo la forza il bisogno e gli effetti. E meno ne tramanderemo il ricordo.