Epifania e Befana
Epifania vuol dire manifestazione. Dio si è manifestato, ci ha detto chi è, che vuole, chi siamo. “ Per questo t’amo, altri mi additavano mete, tu mi hai rifatto la strada sotto i passi” canta il sacerdote e poeta campano, Giuseppe Centore. Gesù, divino viandante, ci indica la vita; Gesù, pastore bello, ci porta sulle spalle. Epifania vuol dire dono. Perciò in questo giorno si fanno regali.
A tutti piace ricevere doni, ai bambini in modo particolare. Chi ama sente il bisogno di dare; s’ inizia col donare le cose, si finisce col donare se stessi, il proprio tempo, il proprio cuore. Per crescere sani, i piccoli hanno bisogno di sentirsi importanti, preziosi, amati. Solo in questo modo potranno imparare a essere buoni, accoglienti, pazienti, prudenti. Come Gesù, cresceranno in età, sapienza, grazia. Per i bambini l’Epifania ha il volto della befana, la vecchina, con il sacco sulle spalle, a cavallo di una scopa. È bello vedere i nostri bambini felici. Al di là dei giudizi, positivi o negativi, sul consumismo, dobbiamo ammettere che fare e ricevere doni ci dà gioia. Il pensiero, in questo giorno, va non solo ai nostri bambini, ma a tutti i bambini del mondo, in particolare ai più poveri, derelitti, quelli cui manca il necessario.
Ma il pensiero non può non correre, soprattutto, ai bambini caduti nella micidiale, vergognosa, spaventosa rete dei pedofili. Bambini stuprati sul sorgere della loro stessa vita, che non riceveranno doni né carezze. Neonati finiti tra le grinfie di uomini che non si fermano davanti a nessuno; gente che obbedisce a un lugubre, misterioso, macabro, richiamo di una sirena perversa che li spinge a soddisfare la loro libidine sui bambini, sovente neonati. Pensiamo a loro, vi prego, in questo giorno che la Chiesa dedica all’infanzia missionaria. Pensiamo a loro mentre corriamo a portare la befana ai nostri bambini. Non distogliamo, vi supplico, lo sguardo da questa piaga purulente e dolorosissima; non abbandoniamo al loro destino queste creaturine innocenti nelle quali, più che altrove, è presente Gesù povero e abbandonato.
Per essi, per questi bambi senza dignità, senza pace e senza diritti, il web è un potentissimo nemico. In questo mondo vituale e reale allo stesso tempo, le loro immagini sconvolgenti, i video che mostrano gli scempi perpetuati sui loro corpicini, navigano alla velocità della luce. In questo mondo difficile da scovare e da combattere essi diventano merce di scambio, di vendita, di piaceri. Si fa commercio della loro carne. Un commercio milionario. Erode, dove sei? Dove ti nascondi, Erode? Rachele piange i suoi figli, stuprati. Rachele non si rassegna a tanta bieca violenza. Rachele grida il suo tormento a un mondo rassegnato e distratto. Tutti dobbiamo chiamarci Rachele in questa giornata dedicata ai bambini. Con Rachele, tutti vogliamo correre in loro aiuto. Erode non è morto, Erode muore mai, ma, come un leone ruggente, si aggira alla ricerca della preda da schiacciare. Erode è un non uomo, un sanguinario; Pilato è un vigliacco. Insieme sono più devastanti della peste nera.
Mentre scendeva verso Gerico, un viandante incappò nei briganti che lo derubarono lasciandolo mezzo morto. Quel brigante non sono io, non sei tu, è vero. Ma se passando accanto al malcapitato non ci fermiamo a soccorrerlo, diverremo complici dei ladroni.
“Decine di milioni di bambine e bambini abusate. Da milioni di criminali predatori. Non vergognatevi di denunciare, di parlare. Devono arrossire coloro che abusano, nascondono, tollerano, sminuiscono la tragedia. Disumani” scrive don Fortunato Di Noto, il gigante buono di Avola, fondatore di Meter, associazione nata per scovare e denunciare pedofili e pedopornografi; che tiene alta l’attenzione su questa piaga vergogna che grida vendetta al cospetto di Dio e degli uomini.
Parlarne è sempre un bene, anche se ci fa male. Facciamolo, soprattutto in questo giorno benedetto.
Padre Maurizio Patriciello.