L’accendino della povera donna accende il nostro Natale
L’ACCENDINO – È una bella donna, ancora tanto giovane, ma dal volto sciupato e triste. Ben vestita, discreta, entra nella libreria cattolica dove mi trovo per comprare un libro. Nel negozio siamo solamente in tre: due sacerdoti e la commessa. La signora saluta con educazione.
Non è venuta per acquistare ma per “vendere” qualcosa. Tira fuori dalla borsa, infatti, con estrema timidezza, una manciata di accendini e chiede ai presenti la cortesia di prenderne qualcuno. Nessuno dei tre fuma, sicché l’invito cade nel vuoto.
Di venditori di piccole cose inutili, a Napoli e dintorni, ce ne sono sempre stati tanti. In questi mesi di vacche scheletrite, logicamente, costoro sono aumentati. Tra di essi, tanti fratelli e sorelle dell’Europa dell’Est o dell’Africa nera, giunti in mezzo a noi ricolmi di speranze e costretti, poi, a mendicare o delinquere per non morire.
La signora, però, non è straniera, ma italiana, dall’accento napoletano appena percettibile. Si capisce da lontano che con quel ‘lavoro’ non ha dimestichezza alcuna. Quanto a noi, siamo già tornati a scrutare tra gli scaffali alla ricerca di ciò che ci interessa.
La povera donna, però, non si arrende. Con la voce tremula e lo sguardo basso, farfuglia ancora qualcosa. Poi si fa coraggio, mette da parte gli accendini, e, chiamando a raccolta la disperazione che la invade, implora: «Vi prego, fate la carità… fatela in suffragio dei vostri morti…».
L’improvvisata venditrice ambulante si è presto trasformata in una mendicante.
Ma mendicare non è facile. Occorre fare i conti con la vergogna, il rossore che all’improvviso t’infiamma il volto, con la propria dignità che si ribella. Con il terrore di essere riconosciuti e additati come pezzenti.
A quelle parole avverto come un pugno nello stomaco. Un attimo. Solamente un attimo e già la mente corre al Vangelo in questo tempo di Natale.
Ricordo il monito di Gesù: «State attenti…». Attenti a chi? Attenti perché? Mi sovviene il brano di quando Gesù accoglie nel suo regno i propri amici, felice di ricambiare la premurosa attenzione che, a suo tempo, hanno avuto per lui quando, malato, carcerato, solo, ha sofferto la fame, la sete, il freddo.
Anche oggi Gesù passa per le strade delle nostre città, delle nostre contrade, dei nostri quartieri popolari. E si fa mendicante. E ci interpella. E ci sfida.
Lo ha fatto, stamattina, nascondendosi nei panni di questa giovane donna dignitosa e povera. Una sorella venuta da chissà dove, che intercetta i miei passi, mi percuote il volto e mi illumina il cammino.
Non ho forse tante volte predicato: «I poveri? Saranno loro a salvare il mondo dalla noia e dal non senso. Loro che hanno saputo conservare lo stupore per i mille miracoli che la vita, ogni giorno, mette sotto gli occhi nostri. I poveri? Ci sono così preziosi e necessari che occorrerebbe andarli a cercare e supplicarli in ginocchio di accettare il nostro aiuto…».
Non ho forse chiesto, uscendo di casa stamattina: «Parla, Signore, che il tuo servo ascolta. Manda, ti prego, un angelo sul mio cammino? » È lei, l’angelo che mi ha dato appuntamento?
Sei tu, Signore, che mi stai parlando attraverso la voce imbarazzata e tremula di questa sorella sconosciuta?
Anch’io – ma lei non lo saprà mai – muoio dalla vergogna mentre, con lo sguardo basso, le lascio scivolare qualcosa tra le mani, rammaricandomi di non aver capito prima.
Ringrazia. Si avvia alla porta. Fa per uscire.
La chiamo.
E, sorridendo, guardandola negli occhi: «L’accendino, signora…».
Lo voglio.
Per non mortificarla.
Per non mortificarmi.
Capisce. Mi sorride a sua volta. La giornata ha già cambiato colore.
È sera. Mi ritrovo in chiesa, a fissare il presepe, davanti all’altare, con l’accendino in mano e i pensieri che galoppano in libertà.
Ho capito. Sarà con il prezioso accendino della signora sconosciuta e bella che dovrò dare luce alla lampada che brilla davanti alla mangiatoia in questi giorni di Natale.
Mentre continuo ad affidare al Dio Bambino i poveri, gli immigrati, le vittime innocenti di queste guerre assurde e disumanamente stupide. E tutti coloro che non riescono più a tenere il passo con questo mondo che corre tanto in fretta da dare l’impressione di essere impazzito.
Padre Maurizio Patriciello