L’imperdibile storia del Beato Giovanni Brenner
Ma chi te l’ha fatto fare, Giovanni? Come caspita hai fatto a non capire che si trattava di un’imboscata bella e buona?
Cosa pensavi quella notte del 14 dicembre 1957, quando hai deciso di seguire a tutti i costi il ragazzo che ti chiedeva di correre al capezzale dello zio morente per somministrargli gli ultimi sacramenti? Sì ok eri giovanissimo, ventisei anni a giorni. Con quel sorriso candido e luminoso come la neve sotto il sole di mezzogiorno. Magari ingenuamente ti sei fidato.
Eppure eri consapevole, i tuoi scritti privati sono chiarissimi. Eri consapevole che rimanendo al tuo posto, nella diocesi dove facevi del gran bene, ti stavi tirando dietro la persecuzione. Certi regimi non perdonano, e negli anni ’50 l’Ungheria non era un buon posto per essere cristiani, figurarsi consacrati.
Te l’hanno fatto capire in tutti i modi, che stavi rischiando grosso. I primi dispetti, il tentativo di farti trasferire, qualche incidente via via più grande. Te niente, “non ho paura, resto qui volentieri”. E così quella notte degli uomini ti hanno aggredito appena hai messo piedi fuori dalla canonica. Ma te eri atletico, sei riuscito a scappare. Ti hanno aggredito di nuovo, poco dopo, e sei riuscito a fuggire di nuovo. Ma mica hai desistito!
Se c’era davvero un uomo morente, tu dovevi raggiungerlo, a costo della vita.
E così, finalmente raggiunta la casa dell’uomo, dopo tre ore di percorsi impervi, ti hanno assalito definitivamente. Hai chiesto pietà, e aiuto a Dio. E mentre infierivano su di te come lupi sull’agnello, stringevi in mano l’Eucaristia che portavi per l’ammalato.
Proteggendola fino alla morte. Innamoratissimo don Giovanni Brenner. Ecco chi te l’ha fatto fare. L’Amore.
Quello che ti ha dato la vita, e a cui tu hai dato la tua.